San Benedetto, sulle mense la maggioranza si spacca. L'assessore vuole esternalizzare, il capogruppo la boccia

San Benedetto, sulle mense: la maggioranza si spacca. L'assessore vuole esternalizzare, il capogruppo la boccia
SAN BENEDETTO - È scontro in maggioranza sulle mense scolastiche. L’assessore all’istruzione Lina Lazzari propone l’esternalizzazione del servizio, mentre...

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SAN BENEDETTO - È scontro in maggioranza sulle mense scolastiche. L’assessore all’istruzione Lina Lazzari propone l’esternalizzazione del servizio, mentre il capogruppo di Libera Stefano Gaetani boccia sonoramente l’idea. Quanto è emerso nella commissione cultura svoltasi ieri mattina che ha discusso sui costi del servizio e sulla necessità di migliorarne la qualità visto che ogni giorno si registrano chili di cibo avanzato che vanno cestinati, compreso quello ancora imballato. 

 


 
«Non sempre le pietanze godono di popolarità tra i bambini- ha esordito l’assessore Lazzari - ma siamo tenuti a rispettare delle tabelle nutrizionali fissate dall’Ast. C’è l’ipotesi di esternalizzare il servizio, non è semplice come decisione. Ci troviamo a dover rispondere alle esigenze senza averne le competenze. Esternalizzare significa impiegare il personale su altri servizi, lo stesso che spesso ci troviamo a dover spostare e sostituire per malattia. A livello di bilancio sarebbe più oneroso. Alcuni genitori ci riferiscono che i bambini non gradiscono determinati pasti, forse per abitudini diverse». 

Il problema sul gradimento dei pasti delle mense da parte dei bambini si trascina da anni, l’ultima richiesta da parte delle famiglie quella di poter avere pasta al forno al fine di servire un pasto completo. Ma non sempre le esigenze nutrizionali si sposano con i gusti dei bambini. 

Gaetani: «Vogliamo migliorare il servizio»
 

Da qui l’intervento del consigliere Gaetani: «È infondato sostenere che esternalizziamo. L’obiettivo è quello di migliorare il servizio e non esternalizzare. Durante la pandemia erano stati tolti cereali e legumi che ora verranno reintrodotti. Oggi si può pensare a una esternalizzazione parziale o del personale, ma la volontà è quella di mantenerlo in casa, o al massimo mantenere l’acquisto delle derrate per garantirne il controllo. A oggi la richiesta è passata da 200 a 235mila pasti l’anno, con maggiori esenzioni. Occorre allargare il menù e reintegrare alcuni cibi, il biologico non serve a nulla e la pasta tende a scuocersi». 

I costi
 

È stato affrontato anche un ragionamento sui costi: assegnare il servizio a una cooperativa al Comune costerebbe di più. Nel 2022 sono stati serviti 216.309 pasti, 10 gli addetti e 46 a tempo determinato; settei centri cottura e 10 i refettori. Attualmente il servizio mense costa al Comune 1.115.107 euro che esternalizzandolo costerebbe 1.116.154 euro, ma al Comune rimarrebbe un costo di 354mila euro rappresentato dal personale che dovrà essere reimpiegato in altri servizi e solo con il tempo verrebbe annullato attraverso i pensionamenti.

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Corriere Adriatico