Il giudice mette un clochard in libertà e gli dà 50 euro per tornare a casa

Il giudice Rita De Angelis del Tribunale di Ascoli
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SAN BENEDETTO - Giustizia tritacarne? Macchina infernale e divoratrice dei più deboli? Non sempre, quando chi siede sullo scranno più alto si ricorda di essere un uomo (donna, in questo caso il giudice Rita De Angelis). E lo fa anche a costo di rompere quelle leggi non scritte imposte dal ruolo che tintinnano ferro agli orecchi di un inerme relegato al banco opposto dell’imputato. In quel banco siede un mendicante, invisibile agli occhi del mondo tranne che al suo cane, compagno delle misere peregrinazioni quotidiane e, appunto, a quel magistrato chiamato a giudicarlo. Quell’animale ha difeso, letteralmente, con i denti il suo unico patrimonio di umanità, benché derelitto, che vedeva minacciato da agenti di polizia venuti per portarlo via dopo le proteste di un ristoratore che si diceva costretto a sopportare davanti all’uscio del locale cane e mendicate. Il potere, si sa, è poco incline alle mollezze e i due agenti, tenuti al dovere della divisa, hanno condotto l’uomo davanti al giudice: aggressione, oltraggio alle divise e altre colpe legate al sua mendicità, accusano le carte e il giudice si è pronunciato badando sì alle colpe ma anche all’uomo che vi è dietro. Per le prime ha deciso in ossequio alla legge, per il secondo ascoltando il cuore: ha assolto quell’uomo dall’aggressione e subito dopo, scendendo dallo scranno e dal suo ruolo, ha guardato negli occhi quell’uomo e con un gesto discreto, attento a che la mano destra non sapesse quel che faceva la sinistra, gli ha posto nelle mani una banconota da cinquanta euro. Non è roba che si vede tutti i giorni, ma è un patrimonio di umanità.


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Corriere Adriatico