San Benedetto, la fauna marina della Riviera al centro di due studi scientifici. Allarme: le tartarughe soffrono le creme solari

Uno degli esemplari di tartaruga in cura da parte dell'Università di Camerino a San Benedetto
SAN BENEDETTO - Arriva da San Benedetto la conferma che le creme solari di tipo chimico sono dannose per l’ecosistema marino. Il risultato della ricerca effettuata in...

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SAN BENEDETTO - Arriva da San Benedetto la conferma che le creme solari di tipo chimico sono dannose per l’ecosistema marino. Il risultato della ricerca effettuata in Riviera è finito anche su una rivista scientifica internazionale e non è stato l’unico. Che la città di San Benedetto fosse indissolubilmente legata alla fauna marina, infatti, lo si sapeva da decenni ma la Riviera delle Palme inizia ora ad osservare il mare da un punto di vista scientifico che sempre più di frequente, pone il territorio al centro di importanti risultati. 

 

Due prestigiose riviste scientifiche, Frontiers in Marine Science e Marine Pollution Bulletin, hanno infatti pubblicato degli articoli su temi riguardanti l’ecosistema marino. È l’ulteriore, importante risultato della ormai consolidata collaborazione tra il Comune di San Benedetto del Tronto, nella duplice veste di Ente gestore della Riserva Naturale Regionale Sentina e capofila del Flag Marche Sud, e l’Unità di Ricerca e Didattica di San Benedetto del Tronto dell’Università degli Studi di Camerino. 
 
Per cominciare c’è uno studio sulle tartarughe marine che ha portato anche alla rilevazione della dannosità di alcuni tipi di filtri solari. La rivista “Marine Pollution Bulletin” ha infatti pubblicato un articolo che illustra come il Centro di prima accoglienza delle tartarughe marine “Caretta Caretta” operante nella sede dell’Università di Camerino di San Benedetto del Tronto abbia accertato la presenza di tracce di filtri solari negli esemplari che vengono recuperati nell’ambito delle attività svolte con la Riserva Sentina a supporto della Rete Regionale per la salvaguardia della Tartarughe marine. I dati pubblicati confermano quanto denunciato da molti studiosi a proposito della problematica riguardante l’accumulo ambientale di filtri solari chimici che determinano un impatto negativo sulla salute dell’ecosistema. Nelle tartarughe marine, infatti, l’accumulo di tali inquinanti sembrerebbe correlato con l’attivazione di meccanismi molecolari che regolano la produzione di citochine infiammatorie. In entrambi i casi il gruppo di ricerca è rappresentato dal dottor Francesco Alessandro Palermo in collaborazione con i dottori Paolo Cocci, Gilberto Mosconi e Mauro Angeletti. 



Su “Frontiers in Marine Science” è stato pubblicato un articolo incentrato sulla valutazione dell’utilizzo di substrati artificiali nel favorire la deposizione di uova del gasteropode Tritia mutabilis, meglio conosciuto come “lumachina di mare”. Nell’articolo si spiega come questa attività, coadiuvata da alcuni operatori della piccola pesca e dalla società “Blu Marine Service”, abbia permesso di approfondire le conoscenze relative alla biologia riproduttiva di questa specie attraverso lo sviluppo di metodi innovativi di monitoraggio che hanno confermato l’efficacia di tale tipologia di intervento nella salvaguardia e conservazione della risorsa. I dati ottenuti permetteranno di stimolare una riflessione su come arrivare alla realizzazione di un piano di sfruttamento sostenibile della “lumachina di mare” in grado di tutelare l’ambiente e premiare gli operatori del settore. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico