San Benedetto, minaccia di morte un agente carcerario: a processo

Un agente carcerario minacciato di morte
SAN BENEDETTO «Tu mmazzu». A urlare la minaccia nel carcere di Camerino (prima del terremoto del 2016) era Giuseppe Farina, il catanese di 44 anni, condannato in via...

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SAN BENEDETTO «Tu mmazzu». A urlare la minaccia nel carcere di Camerino (prima del terremoto del 2016) era Giuseppe Farina, il catanese di 44 anni, condannato in via definitiva (la sentenza della Cassazione è di una settimana fa) all’ergastolo per l’omicidio di Pietro Sarchiè. La minaccia di morte era stata pronunciata nei confronti di un assistente della polizia penitenziaria che, a suo dire, non gli avrebbe portato subito le medicine da lui richieste.  L’episodio risale al 25 ottobre del 2015 e ieri mattina si è aperto il processo a carico del catanese davanti al giudice Vittoria Lupi del Tribunale di Macerata e al pubblico ministero Lorenzo Pacini. I fatti contestati per cui Farina deve rispondere di minaccia e oltraggio a pubblico ufficiale, dunque, risalgono a un anno e quattro mesi dopo il brutale assassinio di Sarchiè, il commerciante di pesce di San Benedetto che lavorava nell’entroterra maceratese, ucciso a colpi di pistola, il cui cadavere era stato bruciato e seppellito alla Valle dei Grilli il 18 giugno 2014. Per quel delitto Farina senior è stato condannato in via definitiva al carcere a vita, mentre il figlio, Salvatore, all’epoca dell’omicidio diciannovenne, a 20 anni di reclusione. Padre e figlio nel 2015 erano detenuti nel carcere della città camerte. In quel periodo Giuseppe Farina aveva problemi ad una gamba e doveva prendere delle medicine. Un giorno, davanti a tutti aveva urlato contro un assistente della penitenziaria: «E quanto debbo aspettare per una (…) di bustina… cuinnutu… rugnusu… tu mmazzu». L’udienza è stata rinviata al 4 febbraio 2019. Giuseppe Farina è difeso dall’avvocato Francesco Voltattorni. Per la difesa non ci sarebbe stato nessun insulto né minaccia, Giuseppe Farina – per il legale - si sarebbe limitato a chiedere più volte un antidolorifico per i problemi alla gamba, per la quale era sottoposto a terapia farmacologica. 
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Corriere Adriatico