San Benedetto, fallimento del Cat Sotto processo 6 ex amministratori

La sede della Confesercenti al Centro commerciale Smeraldo
SAN BENEDEETTO - Tutti rinviati a giudizio per il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale. Paolo Perazzoli, Giacomo Sciarra, Ilenia Illuminati, Nino Capriotti, Tommaso Bruno...

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SAN BENEDEETTO - Tutti rinviati a giudizio per il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale. Paolo Perazzoli, Giacomo Sciarra, Ilenia Illuminati, Nino Capriotti, Tommaso Bruno Traini e Giuseppe Ricci sono stati rinviati a giudizio per il fallimento del Cat (Centro assistenza tecnica Confesercenti Services Srl). Quanto deciso nell’udienza preliminare, svoltasi ieri mattina presso il Tribunale di Ascoli, alla presenza del giudice per le indagini preliminari Rita De Angelis e del pubblico ministero Mara Flaiani. Il processo avrà inizio il 23 gennaio 2019. «Si è trattato di una formalità - ha spiegato l’avvocato Mauro Gionni - era ovvio che si procedesse con un rinvio a giudizio».I sei rinviati a giudizio sono tutti chiamati a rispondere del reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale per il fallimento del Cat. Il pubblico ministero Umberto Monti aveva chiuso le indagini lo scorso 12 ottobre chiedendo il rinvio a giudizio per gli ex sei amministratori, a seguire c’era stata la fissazione dell’udienza preliminare da parte del giudice per le indagini preliminari Rita De Angelis che ieri ha proceduto al rinvio a giudizio. Gli ex amministratori dovranno rispondere del fallimento per 549.721,63 euro. Sul banco delle persone offese ci sarà Tonino Napoletani quale curatore fallimentare rappresentante della Curtela fallimentare del Cat. Tutti sono chiamati a rispondere del fallimento della società dichiarato dal tribunale di Ascoli il 24 maggio 2013.

Secondo l’accusa «...allo scopo di procurarsi un ingiusto profitto e recare pregiudizio ai creditori, in concorso distraevano dal patrimonio della Cat – Centro assistenza tecnica Confesercenti services Srl -, in data anteriore alla data del fallimento, somme di denaro per un importo complessivo di 550 mila euro, soldi erogati nel corso degli anni a favore del socio unico Confesercenti della provincia di Ascoli e Fermo quali finanziamenti infruttiferi. L’importo finanziario veniva iscritto nella contabilità del Cat». In passato c’è stato anche un decreto ingiuntivo di 550mila euro confermato in capo alla Confesercenti e all’estensione e responsabilità dei debiti di tutto il fallimento in qualità di socio unico. In un primo momento c’era stata anche l’opposizione a questo decreto da parte degli ex amministratori rigettato dal tribunale. Il totale delle passività del fallimento è di circa 2 milioni di euro. I debiti, che hanno portato al fallimento, erano nei confronti dell’erario quindi lo Stato e degli istituti di credito, assieme a multe e al mancato pagamento dell’Iva.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico