«Laura, ti amo» a San Benedetto è caccia al graffitaro innamorato. I residenti: «Non ne possiamo più»

«Laura, ti amo» a San Benedetto è caccia al graffitaro innamorato. I residenti: «Non ne possiamo più»
SAN BENEDETTO - Scrive t’amo non sulla sabbia ma sui muri del Ponterotto: il novello Romeo però riesce intanto nel solo intento di far indignare tutto il quartiere...

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SAN BENEDETTO - Scrive t’amo non sulla sabbia ma sui muri del Ponterotto: il novello Romeo però riesce intanto nel solo intento di far indignare tutto il quartiere con le sue bravate. La vicenda amorosa dei due giovani - cosa che in teoria dovrebbe riguardare solo loro, nell’intimo della propria storia - è diventata da alcuni giorni un fatto pubblico. Da quando cioè il venticinquenne coinvolto ha pensato bene di imbrattare la zona.

 

«Non mi lasciare» o il nome dell’amata, Laura, scritto a caratteri cubitali. Se voleva insomma lasciare il segno c’è riuscito a costo però di far trasalire i residenti che hanno deciso di dire basta.

L'incuria

Una zona, quella lungo l’Albula al confine con la zona industriale di Acquaviva che lamenta una situazione di incuiria e degrado oramai da tempo. Detto per inciso è la medesima dove è avvenuto l’efferato omicidio di Maria Teresa Maurella, poco più di un mese fa. Una zona di case popolari, come si diceva una volta, dove però negli anni si era creato un certo equilibrio, dove si conscevano tutti e c’era una sorta di omeostasi. «Adesso - racconta un residente - non ci sentiamo più tanto sicuri. Sono arrivate persone nuove, da altre città d’Italia, percepiamo una certa insicurezza, vediamo il degrado». Già. Ad esempio ci sono problemi a tenere aperto il parco Ghandi di via Manara. Quello che, per intendersi, si apre scendendo le scale da via Conquiste, davanti al cimitero o che ha un altro ingresso davanti al centro commerciale Smeraldo dove c’è la sede anche della Confesercenti.


La gestione


«Il Comune - dice ancora l’interlocutore - dovrebbe affidarne la gestione a una o più persone fidate visto che il Comitato di quartiere non vuole più saperne. Ci vogliono persone responsabili che tra l’altro dovrebbero saper organizzare anche momenti di intrattenimento in modo tale da disincentivare i male intenzionati. C’è gente come me che vive qui da anni e ci è affezionata. Avrebbe la possibilità di andarsene ma perché deve essere costretta a farlo?».

 

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Corriere Adriatico