SAN BENEDETTO - Sono accusati di aver causato il contagio dell’epatite B ad una paziente nell’ambito di una terapia a un ginocchio malandato. Per questo sono finiti...
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Il contagio, sempre secondo l’accusa, sarebbe poi avvenuto in ambulatori non autorizzati allo svolgimento di tali pratiche ai sensi di una specifica legge regionale. Scattarono i controlli, i carabinieri del Nas di Ancona scoprirono le varie presunte irregolarità. I medici C. S. e E. S., in qualità di titolare dello studio medico ed amministratore del centro ora sono accusati di aver consentito lo svolgimento di pratiche mediche invasive all’interno della struttura seppur priva di autorizzazione. I due dirigenti non avrebbero mai esercitato alcun tipo di controllo o vigilanza sull’operato dell’èquipe medica che effettuava certe pratiche. Vengono altresì accusati di non aver stipulato un regolare contratto di affitto dei locali concorrendo con la loro azione omissiva a provocare il contagio dell’ epatite.
Il medico G.D.L., dovrà rispondere di aver falsamente attestato nella dichiarazione inviata al servizio di Prevenzione Igiene e Sanità Pubblica del dipartimento Asur di San Benedetto del Tronto, nell’ambito dell’indagine epidemiologica, di svolgere negli ambulatori esclusivamente visite di controllo e consulenze di pazienti già ricoverati in una casa di cura ed in un ospedale di Roma. Come si è procurata il contagio la donna? Pur non potendo escludere altre ipotesi di contagio la contaminazione da epatite acuta di tipo “B” della signora G.P. potrebbe essere riconducibile alle infiltrazioni di gel piastrinico cui è stata sottoposta. La sessantottenne si era rivolta al dottor G.D.L. in quanto accusava un problema alle cartilagini delle ginocchia. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico