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SAN BENEDETTO - «Siamo pronti a pagare di più ma vogliamo che le promesse fatte in campagna elettorale siano mantenute». Sandro Assenti, presidente della Confesercenti delle Marche spiega il caos che, a livello nazionale, si sta creando dopo gli aumenti dei canoni demaniali attesi per quest’anno. Una stangata del 25,15% che si aggiunge all’incertezza circa le evidenze pubbliche, più note con l’improprio termine di aste, che alla fine del 2023 potrebbero vedere gli stabilimenti balneari non più nelle mani di chi li ha gestiti fino a oggi.
I problemi
Due quindi sono i problemi.
«Alla fine di quest’anno - dice - dovrebbe terminare il periodo di vigenza della concessione. Ma noi abbiamo chiesto di ottenere una premilaità per chi ha gestito gli chalet finora oppure indennizzi per chi perderà il diritto. Entrambe le richieste cozzano però sia con la Bolkestein sia con la sentenza del Consiglio di Stato che, nel 2018 ha bocciato la legge Centinaio con la quale si erano disposte proroghe delle concessioni fino al 2033. Ora però chi ha fatto investimenti in virtù di quella legge, ha contratto mutui, ha dato in garanzia la propria abitazione rischia di trovarsi nei guai. Per questo contiamo che qualcosa possa cambiare». E proprio di questo sembra si stia discutendo a Roma in questi giorni, specialmente su iniziativa di Forza Italia e in particolare del senatore Maurizio Gasparri. L’intenzione sarebbe infatti quella di far slittare ancora la data di esecuzione delle evidenze pubbliche contando sul fatto che le norme attuative per le evidenze pubbliche, vale a dire le modalità con le quali svolgere le “aste” dovrebbero essere realizzate dagli uffici competenti entro febbraio.
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Corriere Adriatico