SAN BENEDETTO - Una città dimentica della propria memoria che ha distrutto quasi tutte le vestigia rimaste del passato. E i proprietari degli immobili ora vincolati protestano...
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E se gli storici ne hanno parlato, gli amministratori hanno approvato, in passato, il piano regolatore che non avrebbero mai trasmesso alla Soprintendenza. Il Comune oggi sostiene che questo passaggio non era dovuto in quanto, l’articolo 16 della legge 1150/1942 sui centri storici, non sarebbe applicabile a San Benedetto che non aveva edifici tutelati. Ma la Soprintendenza è di tutt’altro avviso: ha trasmesso l’elenco degli edifici - e la planimetria - della chiesa di San Giuseppe e dalla Madonna della Marina; del teatro Concordia, del convento dei Sacramentini dell’asilo Merlini e dalla Media Sacconi tra gli altri, tutti ottocenteschi di pubblici. Dunque per le Belle Arti l’errore sarebbe qui ignorare il passato. Dopo le segnalazioni sugli abbattimenti sono quindi scattati i sopralluoghi anche dei carabinieri del nucleo di Tutela beni culturali. Ed è stato accertato che del centro storico A2 e del borgo marinaro (Mandracchio) - realizzato fra la fine del ’700 e la prima metà del ’900 - è rimasta solo qualche testimonianza. Insomma una città non senza identità ma che ha voluto perderla: la spiaggia si è ridotta le palme sono aggredite; il borgo marinaro è stato demolito e quello medioevale (Paese Alto dove sono emerse di recente anche strutture romane) sarebbe stato deturpato con interventi che per la Soprintendenza sarebbero “incongrui”. Insomma, i cittadini che protestano per non poter abbattere si sentono defraudati di un’elargizione che le amministrazioni avrebbero concesso senza poterlo fare. E ora i proprietari degli immobili vincolati rischierebbero anche le multe perché hanno l’obbligo di impedire il deterioramento del bene vincolato. Se non, addirittura, l’intervento della Soprintendenza per rimettere in sesto le abitazioni con addebito delle spese ai proprietari. Questo, almeno, sosterrebbe il decreto legislativo 42 dell’anno 2004. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico