San Benedetto, riparte la pesca Armatori beffati dopo il fermo

Terminato il fermo pesca, si riparte
SAN BENEDETTO - Si torna in mare con nuovi problemi. Questa notte i pescherecci sono tornati ad accendere i motori con una nuova problematica da dover affrontare. La notizia,...

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SAN BENEDETTO - Si torna in mare con nuovi problemi. Questa notte i pescherecci sono tornati ad accendere i motori con una nuova problematica da dover affrontare. La notizia, infatti, circolava da tempo ma l’ufficialità è arrivata soltanto nelle ultime ore. Chi è titolare di un peschereccio, anche se è imbarcato, non percepirà alcuna cassa integrazione per i fermi biologici. Inoltre, cosa considerata ancor più grave dai marittimi, i soci di una ditta armatrice che appartengono agli equipaggi imbarcati, pur pagando i contributi all’Inps non avranno diritto all’accesso a quel fondo. Un fulmine (a cielo tutt’altro che sereno) sulla marineria sambenedettese. 

«È una cosa assurda - spiega Pietro Ricci dell’associazione Nati in Adriatico che insieme a Giuseppe Pallesca dell’associazione “Imprese di Pesca annuncia battaglia -. Ci costringono a fare il fermo biologico, ci obbligano lo stop delle attività e poi negano anche quello che è un diritto di legge».
Il tutto con i contributi del fermo 2015 che ancora devono essere pagati. Lo stop alle attività 2016 si è conclusa ieri notte con le barche tornate in mare per pescare. E proprio poche ore prima, da Roma è arrivata l’orribile notizia: «Persino l’Inps - spiega Ricci - afferma che se i contributi vengono pagati c’è il diritto alla cassa integrazione. Eppure hanno deciso di fare questo passo, negare quel diritto e addirittura depennare i crediti relativi a quest’anno». La beffa sta infatti anche nel fatto che il provvedimento è retroattivo e i soci di attività armatrici che, in quanto imbarcati, vantano i crediti relativi alla cassa integrazione, non vedranno arrivare nulla. E il problema, stando alle informazioni raccolte da Ricci e Pallesca, riguarderebbe al momento soltanto le Marche. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico