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SAN BENEDETTO - «Numerose e ripetute richieste di documentazione attinenti tutti i settori, finalizzate a un controllo generalizzato invece che all’acquisizione di elementi su singole pratiche, non sono ammesse in quanto indicative di strategie ostruzionistiche oltre che tese a ostacolare il lavoro degli uffici e a determinare la paralisi dell’attività dell’ente».
La replica
Parole dure quelle del segretario generale Stefano Zanieri con le quali replica alle polemiche scatenatesi negli ultimi giorni in merito alla difficoltà da parte dei consiglieri nell’ottenimento di documenti comunali.
Non si è fatta attendere, quindi, la posizione del segretario Zanieri che ha puntualizzato: «I consiglieri hanno diritto a ottenere tutte le notizie e le informazioni in possesso degli uffici, utili all’espletamento del proprio mandato per controllo e conoscenza dell’operato dell’amministrazione. Il consigliere ha un diritto amplissimo all’accesso agli atti e ai dati, l’unico limite è riconosciuto nell’articolo 97 qualora si violi il principio di buon andamento dell’amministrazione dove si proceda con richieste generiche meramente emulative o non ragionevoli, con strategie ostruzionistiche o di paralisi dell’attività amministrativa, con istanze numerose che vadano ad aggravare il lavoro degli uffici. Inoltre il consigliere è chiamato a rispettare il segreto di ufficio. In caso di richiesta gli atti saranno rilasciati nel più breve tempo possibile e non oltre i 7 giorni». Resta aperta però la polemica da parte dell’opposizione sul muro che troverebbe ogni volta che richiede un documento, che sia il progetto del Ballarin o atti del Ministero.
Le bacchettate
Interviene al riguardo il segretario di FdI Luigi Cava dicendo: «Nel nostro ordinamento giuridico la trasparenza è intesa come accessibilità totale dei dati. La negazione di questi principi, quando vengono messi in discussione da una pubblica amministrazione come quella che attualmente governa la città di San Benedetto, genera un vulnus che va ben oltre l’incapacità dell’attuale classe dirigente a gestire la cosa pubblica. La negazione, ad esempio, di atti documentali riguardanti il progetto Ballarin, così come successo in questi giorni, impone l’ampliamento del problema a soggetti preposti a garantire e tutelare la trasparenza».
Corriere Adriatico