SAN BENEDETTO - Alcuni operatori del porto l’hanno vista attraccata regolarmente alla banchina di riva e poi, pochi minuti dopo, se la sono ritrovata quasi completamente...
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Quello che, al momento, è certo, è che pochi minuti prima delle 17 di ieri pomeriggio la barca, a bordo della quale non c’era fortunatamente nessuno, si è piegata su un fianco ed è finita sott’acqua. I primi ad accorrere sono stati i militari della Capitaneria di porto coordinati dal comandante Mauro Colarossi. Con loro anche i vigili del fuoco. La prima chiamata parlava infatti di fumo che fuoriusciva dall’imbarcazione. Fumo che i pompierinon hanno visto ma non è escluso che possa essersi trattato di un cortocircuito provocato dal fatto che la barca, quando è stato dato l’allarme, aveva già tirato dentro parecchia acqua. Sul posto si è precipitato Franco Paolini, uno dei marittimi storici del porto di San Benedetto e titolare dell’imbarcazione. Sono subito stati installati i dispositivi antinquinamento che servono a contenere gli eventuali sversamenti di gasolio. I serbatoi del peschereccio, a quanto riferito dalla Capitaneria, non erano comunque molto carichi. Un prima ispezione subacquea è stata effettuata dal sommozzatore Otello Ratta che, coordinato dalla guardia costiera, si è immerso per verificare la situazione anche al fine di poter fornire informazioni utili alla rimozione.
Rimozione che dovrebbe avvenire oggi ad opera dei vigili del fuoco. Occorrerà valutare con quale mezzo operare. Uno è presente al comando provinciale di Ascoli ma se non dovesse essere sufficiente sarà necessario far intervenire un mezzo da Ancona. Al momento la Capitaneria non scarta alcuna ipotesi su quelle che potrebbero essere state le cause dell’affondamento: «Una volta portata a terra la barca potremo effettuare verifiche che, al momento, sono impossibili - spiega il comandante Colarossi -. Ora la priorità è mantenere in sicurezza la situazione fino alla rimozione». Inutile dire che in banchina, ieri c’era una vera e propria folla di addetti ai lavori e curiosi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico