ROCCAFLUVIONE - «Diffamare è reato, difendersi un diritto. Giocare un ricordo». È eloquente lo striscione esposto sabato scorso al campo sportivo...
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Perché la loro protesta è andata a buon fine e i rossoverdi hanno dimostrato la grande vicinanza all’attaccante Patrizio Di Buò in seguito ai fatti accaduti una settimana fa a Rotella. Di Buò viene espulso dal direttore di gara nel primo tempo, poi al rientro negli spogliatoi accade il fatto incriminato. Le versioni sono differenti: qualcuno parla di vera e propria aggressione all’arbitro, altri evidenziano una spinta da parte del giocatore che provoca la caduta del fischietto, altri affermano si tratti di un’aggressione «solo verbale». Fatto sta che l’arbitro interrompe il match e si reca all’ospedale: il referto evidenzia lesioni guaribili in sette giorni. Poi arriva la sanzione: il giudice sportivo decreta la sconfitta a tavolino per il Roccafluvione, multa di mille euro alla società e la squalifica di quattro anni a Di Buò. Il questore di Ascoli Luigi De Angelis aggiunge anche quattro anni di Daspo per l’attaccante. «Noi siamo assolutamente contro ogni forma di violenza - spiegano calciatori e società del Roccafluvione - ma non c’è stata alcuna aggressione fisica. Solo verbale. Non è una protesta fatta per pazzia, ma abbiamo visto ciò che è davvero successo. L’ambulanza al campo era presente, ma l’arbitro non ha richiesto nulla: da come si evince dal referto dell’ospedale, doveva aver già accusato dei dolori. Invece è uscito tranquillamente dopo la doccia ed è andato via. Lo ripetiamo: non c’è stata alcuna aggressione fisica». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico