Processo all'infermiere per gli omicidi degli anziani nella Rsa, la testimone: «Troppi morti con lui in corsia»

Processo all'infermiere per gli omicidi degli anziani nella Rsa, la testimone: «Troppi morti con lui in corsia»
ASCOLI - Ha assistito seduto di fianco ai suoi avvocati mentre i due testimoni ritenuti dall’accusa determinanti testimoniavano davanti ai giudici della corte di assise...

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ASCOLI - Ha assistito seduto di fianco ai suoi avvocati mentre i due testimoni ritenuti dall’accusa determinanti testimoniavano davanti ai giudici della corte di assise di Macerata. Leopoldo Wick, l’infermiere della Rsa di Offida ritenuto il presunto responsabile dell’omicidio di otto ospiti della struttura e del tentato omicidio di altri quattro anziani, dopo che al termine della scorsa udienza era stato scarcerato e posto ai domiciliari, è tornato ieri in aula per l’udienza ritenuta importante poichè tra i sette testimoni che sono stati sentiti, c’erano anche l’operatrice socio sanitaria che nell’autunno del 2018 si recò dai carabinieri di Offida per riferire dei suoi sospetti, dando di fatto avvio all’inchiesta, e il colonnello dei carabinieri Nicola Gismondi che svolse l’attività investigativa.

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La donna ha ribadito di aver avuto dei sospetti sulla condotta dell’infermiere e che dei suoi dubbi sullo stato soporifero in cui versavano alcuni pazienti ne aveva parlato anche con alcuni suoi colleghi. 

I sospetti

Anzi, sarebbero stati proprio alcuni di loro a farle notare che nel turno di Wick ci fosse stato un incremento di decessi. Al centro del dibattito in aula, incalzata anche dai difensori dell’infermieri, gli avvocati Tommaso Pietropaolo e Francesco Voltattorni, la circostanza in cui l’operatrice socio sanitaria avrebbe notato la presenza di una pistola all’interno dello zaino dell’imputato, lo stesso zaino in cui la donna aveva visto riporre in un’altra circostanza una siringa da insulina. Il colonnello Gismondi, all’epoca dei fatti comandante de Nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Ascoli ha invece riferito sulla genesi delle indagini. Secondo quanto riferito dall’ufficiale dell’Arma, queste presero il via a seguito delle rivelazioni confidenziali rilasciate dalla Oss supportate dalla denuncia di un familiare di un ospite della struttura che era deceduto pochi giorni prima per un sospetto di scoagulamento pur non facendo uso di medicinali anti coagulanti.

I medicinali

Inoltre, gli investigatori raccolsero anche le dichiarazioni di altri parenti che si dicevano preoccupati per l’aggravamento delle condizioni di salute dei propri congiunti ricoverati nella casa di riposo. Sono stati quindi ripercorsi i vari passi dell’attività investigativa. «L’impressione è che questa udienza oggi sia andata così come sono andate tutte le altre in precedenza - ha detto l’avvocato Voltattorni all’uscita dal tribunale -. Ovvero, nessuno dei testimoni sentiti, neppure l’operatrice socio sanitaria, hanno aggiunto neppure un grammo a quello che è il ricavato dell’istruttoria dibattimentale fino ad ora. Nelle prossime due udienze, il presidente ha disposto che vengano sentiti i testimoni delle parti civili: sentiremo quali sono le loro argomentazioni che non conosciamo perchè, mentre per i testimoni fin qui sentiti c’è la verbalizzazione che è stata fatta nel corso delle indagini preliminari dai carabinieri che indagavano, i prossimi saranno quasi tutti a sorpresa ma non credo che emergeranno novità tali da cambiare l’esito del processo». 

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Corriere Adriatico