ASCOLI - Leopoldo Wick è rimasto in silenzio davanti ai magistrati. L’infermiere di 57 anni accusato di aver provocato la morte di otto anziani ospiti della Rsa di...
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L’interrogatorio, a seguito della emergenza sanitaria e delle norme introdotte per il contenimento dei contagi da coronavirus, si è svolto con l’infermiere in collegamento telematico dalla casa circondariale di Ascoli dove da lunedì è detenuto con il tribunale di Ascoli. Quella di ieri è stata solo la prima mossa di quella che appare come una vera partita a scacchi tra accusa che dopo oltre un anno e mezzo di indagini ha costruito il proprio castello accusatorio ritenendo che Wick abbia iniettato nei pazienti dosi letali di medicinali; e la difesa decisa a dimostrare l’estraneità ai fatti del proprio assistito che si professa innocente.
Le indagini difensive
«Anche noi faremo le nostre indagini difensive per portare indizi a discarico del nostro assistito - dice l’avvocato Pietropaolo -. L’accusa ha raccolto una serie di indizi su cui ha basato le proprie tesi, spetterà ora a noi trovare elementi in grado di corrodere l’impianto accusatoria della Procura».
La prossima mossa
Nel frattempo, gli avvocati dell’infermiere stanno preparando la prossima mossa. Verrà presentato nei prossimi giorni il ricorso al tribunale della libertà di Ancona per chiedere il riesame del provvedimento di custodia cautelare in carcere disposto dal gip Giusti nei confronti di Wick motivandolo con il pericolo di reiterazione del reato. Al tempo stesso, il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto di non ricorrere al braccialetto elettronico in quanto, un simile provvedimento sottintende una autolimitazione da parte dell’indagato, soprattutto per quanto riguarda le comunicazioni con l’esterno, che non si era in grado di garantire. Così, tenuto conto soprattutto della gravità delle accuse mosse nei suoi confronti, ha deciso che Leopoldo Wick dovesse esserre rinchiuso in carcere. Provvedimento, questo, che è stato criticato sin da subito dai difensori del cinquantasettenne che lo ritengono sproporzionato nei confronti del loro cliente soprattutto in considerazione del fatto che le indagini sono state molto lunghe e, pertanto non si riscontra il pericolo di inquinamento delle prove; non sussiste neppure il pericolo di fuga e tanto meno la reiterazione del reato. Da qui il ricorso per il Riesame con il quale Pietropaolo e Filipponi chiederanno la scarcerazione di Leopoldo Wick o, almeno, la concessione degli arresti domiciliari. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico