San Benedetto, Sibilo racconta gli ultimi istanti della compagna a Milano: «Non doveva morire così. La mia Stefania era sana»

San Benedetto, Sibilo racconta gli ultimi istanti della compagna: «Non doveva morire così. La mia Stefania era sana»
SAN BENEDETTO Non riesce a trattenere le lacrime Michele Valerio Sibillo, il compagno di Stefania Camela, la dipendente del Comune di San Benedetto scomparsa a soli 47 anni dopo...

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SAN BENEDETTO Non riesce a trattenere le lacrime Michele Valerio Sibillo, il compagno di Stefania Camela, la dipendente del Comune di San Benedetto scomparsa a soli 47 anni dopo un intervento ai turbinati nasali effettuato alla clinica privata 'Blumar medica' di Milano, mentre racconta gli ultimi giorni di vita di Stefania alla trasmissione Vera Mattina'.

 

Il racconto

Il decesso al Policlinico di Milano è avvenuto 48 ore dopo l'operazione, per tromboembolia massiva, dice il tecnico di parte della famiglia Camela: «Ora aspettiamo che venga depositata la relazione del medico legale nominato dalla procura milanese, e non appena ci sarà l'ufficialità verranno proseguite le indagini. In quel momento ci sarà una direzione molto più chiara su quelle che potrebbero essere le colpe eventuali, ora purtroppo dobbiamo attendere per capire chi attribuire l'eventuale responsabilità». Michele racconta poi due dettegli che potrebbero essere la chiave della tragedia: «Durante i controlli pre operatori su Stefania furono evidenziati una serie di situazioni, tra cui quello che secondo me è un po' un elemento cardine di questa storia: l'utilizzo da parte di Stefania di un anello contraccettivo, ma il chirurgo la rassicurò spiegando che non c'erano interferenze con l'intervento. Gli esami di Stefania erano perfetti, non c'erano problemi né ematici né cardiaci, godeva di perfetta salute e quindi è stato dato il nulla osta all'operazione. La mattina, prima che entrasse in sala operatoria, ho chiesto nuovamente al medico se c'era la necessità di assumere un anticoagulante, l'eparina, dato che nelle prescrizioni post operatorie consegnate in precedenza non erano prescritte. Avevo fatto quella domanda in precedenza, e la mattina stessa l'ho ripetuta tre volte tanto che il medico mi chiese che lavoro facessi, rispondendo poi di continuare a fare il mio lavoro che lui avrebbe fatto il suo, e ribadì che l'eparina non era prevista in base ai protocolli sanitari per quel tipo di intervento». Tutto sembra andare per il verso giusto, Stefania dopo poche ore rientra in albergo con Michele e rimane a riposo, faceva le medicazioni ogni ora con lavaggi e creme nasali. Poi la sera prima della tragedia Stefania dice a Michele che non riesce a respirare bene, cerca di stare tranquilla, perché è tra i sintomi post operatori, ma consultano comunque lo staff medico che ha praticato l'intervento e gli prescrive la rinazina spray.

L’epilogo

«La mattina eravamo sull'uscio della porta e la situazione precipita, Stefania si accascia alle mie spalle, e le sue ultime parole sono state 'Amore hai dimenticato le ciabatte in camera', l'ho rianimata e si è ripresa, mi stringeva la mano e mi chiedeva aiuto, poi riperdeva i sensi e si risvegliava. Il 118 l'ha portata al Policlinico, e dopo aver effettuato una Tac mi hanno avvisato delle sue condizioni: danno cerebrale irreversibile. È crollato tutto per me, Stefania ci sarà sempre per me, per la mamma Bruna e il padre Lino: un genitore non dovrebbe vivere una cosa del genere, è contro natura».

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Corriere Adriatico