Trattata la prima paziente con anticorpi monoclonali, la terapia anti-Covid al Mazzoni di Ascoli

Il pronto soccorso dell'ospedale Mazzoni di Ascoli
ASCOLI - Se la guerra contro il Covid si vincerà con il vaccino, le battaglie di questa guerra si vincono con le terapie innovative. La più importante, in questo...

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ASCOLI - Se la guerra contro il Covid si vincerà con il vaccino, le battaglie di questa guerra si vincono con le terapie innovative. La più importante, in questo momento, è sicuramente la terapia con gli anticorpi monoclonali: il 5 febbraio l’Aifa ha reso noto il parere, favorevole a maggioranza, del Comitato tecnico scientifico, per il loro utilizzo, e ieri per la prima volta è stata applicata al pronto soccorso dell’ospedale Mazzoni.

 

 

 

La terapia è stata somministrata ad una paziente di 57 anni dall’équipe del pronto soccorso, diretto dal dottor Gianfilippo Renzi, e del reparto di pneumologia guidato dal dottor Vittorio D’Emilio.


La paziente
La paziente non ha avuto reazioni avverse di alcun tipo e potrà in breve tornare a casa dove sarà seguita dall’Usca. Si tratta di una donna positiva al tampone da circa tre giorni e affetta da una polmonite interstiziale. Non si tratta di una terapia che può essere somministrata ad ogni paziente tanto che il trattamento è stato preceduto da un’attenta valutazione dei fattori di eleggibilità, secondo i protocolli stabiliti per l’utilizzo degli anticorpi monoclonali. Alternativa al ricovero ospedaliero, la terapia è infatti riservata ai soggetti fragili, che se contagiati rischiano di sviluppare la malattia in forma gravissima. Le categorie sono ben specificate in un elenco dall’Agenzia del farmaco. Quando questa prima fase di selezione è stata superata senza problemi dalla paziente, si è passato alla seconda parte, quella della terapia vera e propria.

Alla donna è stato somministrata in vena, per la durata di 60 minuti, una fiala da 700 mg della molecola denominata Bamlanivimab. Per evitare che potessero insorgere problemi durante la somministrazione, la paziente è stata costantemente monitorizzata e supervisionata dal personale medico e infermieristico del pronto soccorso e della pneumologia. È andato tutto bene. Affermano i medici che hanno seguito l’evento che non vi sono stati sintomi di allarme né reazioni avverse. E questo né durante l’infusione né nei 60 minuti ad essa successivi. Trascorso in forma asintomatica un periodo di osservazione post-trattamento in pronto soccorso, la paziente potrà tornare nella sua abitazione, ove continuerà ad essere seguita dal personale dell’Usca.

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Corriere Adriatico