Corteo anti-Dpcm non autorizzato con lancio di lacrimogeni, 30 multe della Questura

La polizia sul ponte di Porta Maggiore
ASCOLI - È costata cara per una trentina di ascolani la partecipazione alla manifestazione di protesta dello scorso mese di novembre contro le restrizioni imposte dal...

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ASCOLI - È costata cara per una trentina di ascolani la partecipazione alla manifestazione di protesta dello scorso mese di novembre contro le restrizioni imposte dal governo per il contenimento dei contagi da Covid-19 finita poi con il lancio dei lacrimogeni da parte degli agenti della polizia sul ponte di Porta Maggiore. Proprio in questi giorni una trentina di persone si stanno vedendo recapitare le sanzioni amministrative da oltre 400 euro ognuna dopo essere stati individuati e identificati dai filmati ripresi della questura di Ascoli durante il corteo che partì da piazza Immacolata e si diresse verso piazza del popolo senza mai arrivarci. 

 

 
Ad ognuno di loro viene contestato il mancato rispetto delle norme riguardanti il divieto di assembramento e l’obbligo di indossare la mascherina. Dopo le prime notifiche, i destinatari delle sanzioni stanno valutando anche l’ipotesi di poter promuovere una class action e verificare se sussistono le condizioni per poter presentare un ricorso collettivo. A distanza di quasi tre mesi, dunque, arrivano i provvedimenti che seguono il deferimento alla Procura della Repubblica di Ascoli di tre persone ritenute responsabili dell’organizzazione della manifestazione che non era stata autorizzata dalla questura di Ascoli. Provvedimenti, questi ultimi, che sarebbero stati annunciati già la sera stessa della manifestazione agli interessati. Era il pomeriggio dello scorso del 1 novembre quando in piazza Immacolata si ritrovarono alcuni commercianti e cittadini che si erano dati appuntamento per protestare contro i Dpcm. Tra i manifestanti, quella domenica, oltre a loro, c’erano anche alcuni esponenti di CasaPound e militanti di destra decisi a far sentire la propria voce per protestare contro le decisioni del governo. Ma la manifestazione non era stata autorizzata dal momento che non era state fatte le necessarie comunicazioni alle autorità competenti tanto più che nei giorni precedenti la Questura, aveva diramato una nota in cui veniva ribadito che non sarebbe stata consentita alcun corteo. 
Quando i manifestanti si radunarono in piazza Immacolata, gli stessi funzionari di polizia in servizio avevano avvertito gli organizzatori e avevano cercato di farli desistere dalla volontà di mettersi in movimento per poter raggiungere piazza del Popolo. A nulla sarebbero poi valse neppure le intimazioni delle forze dell’ordine di non dirigersi verso il centro cittadino. 
Quando il corteo arrivò in viale Indipendenza, furono lanciati due razzi lacrimogeni che, assicurarono dalla questura, furono lanciati in maniera corretta, con il solo scopo di disperdere i manifestanti ed evitare qualsiasi forma di contatto con i reparti antisommossa che erano schierati all’inizio del ponte di Porta Maggiore. A quel punto il corteo di sciolse ma iniziarono a divampare le polemiche (anche politiche) che si protrassero per alcuni giorni successivi coinvolgendo anche rappresentanti politici cittadini che si confrontarono sull’opportunità o meno di utilizzare i lacrimogeni per fermare una manifestazione pacifica. A distanza di tre mesi da quei fatti, sono stati notificati le sanzioni amministrative ma è probabile che i tizzoni della polemica su quel corteo non autorizzato continueranno ad ardere.


Luigi Miozzi
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Corriere Adriatico