COMUNANZA - Fumata nera sulle decisioni relative agli ammortizzatori sociali in scadenza il 14 luglio per lo stabilimento Whirlpool di Villa Pera. L’argomento non è...
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I fornitori sono già stati avvisati. Una decisione irremovibile. Invitalia era già stata incaricata dal ministro di analizzare la sostenibilità del sito produttivo ma soprattutto, a quanto emerso nell’incontro di ieri, sta lavorando su alcuni progetti alternativi di reindustrializzazione. In attesa dei risultati definitivi relativi alla semestrale, ieri l’azienda, secondo fonti sindacali, ha sottolineato che, rispetto a quanto preventivato ad inizio anno, nello stabilimento di Villa Pera c’è stato un calo della produzione del 7% così pure a Cassinetta, mentre a Melano è scivolata a meno 10%.
Le rassicurazioni
L’azienda ha rassicurato che queste diminuzioni sono dovute al periodo di fermo per il Covid, e che comunque al netto di questo le quote di mercato sono state mantenute. In questo mese per la fabbrica di Villa Pera probabilmente diminuiranno i giorni di fermo lavorativo in solidarietà rispetto ai 7 previsti. Infatti l’azienda ieri ha annunciato che c’è necessità di ulteriori 10.000 pezzi oltre quanto preventivato. Questo potrebbe far sì che la scadenza della cassa integrazione il 14 luglio non incida sull’aspetto lavorativo, perché magari si riesce ad arrivare a pieno lavoro fino alle ferie estive che scattano dal 6 al 19 agosto. Quindi poi se ne riparlerebbe a settembre. Comunque i lavoratori di Comunanza hanno ancora quattro settimane di cassa integrazione da utilizzare relativa ai provvedimenti Covid. Intanto è stato aggiornato per il 31 luglio un altro vertice con le parti sempre in collegamento web. Quindi situazione momentanea leggermente positiva per lo stabilimento comunanzese, anche se, dopo una buona partenza, è ora quasi ferma la produzione di lavatrici e lavasciuga da incasso, elettrodomestici per i quali Villa Pera dovrebbe diventare polo Emea secondo il piano industriale.
La chiave di lettura
Secondo i sindacati, la situazione va letta in modo unitario rispetto a tutti i siti produttivi. Specialmente riguardo a Napoli «I sindacati sostengono che questa situazione non è accettabile. Non c’è stato un approfondimento – dice il segretario provinciale della Fiom, Alessandro Pompei - dell’applicazione del piano industriale. Il governo gioca una posizione non limpida. C’è poi una problematica pesante che nascerebbe a Fabriano dove l’azienda sembra voler portar via alcune delle funzioni centrali. Il timore è che non si dica tutto, visto che non si parla se i piani industriali rimarranno tali per gli altri siti oppurre verranno ridimensionati». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico