ASCOLI - Durante questo periodo di emergenza sanitaria la polizia è intervenuta 4.500 volte per richieste di soccorso. E il lockdown è stato duro da affrontare...
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Il primo intervento delle Volanti è avvenuto a Porta Cappuccina, quando al 113 è giunta la segnalazione di urla che provenivano da un appartamento. La pattuglia è andata sul posto. Gli agenti hanno suonato il campanello. Ha aperto un quarantenne che, affranto, si è scusato con loro, dicendo che la madre era in sala operatoria e lui, preso dallo scoramento, aveva iniziato a urlare al telefono con l’ospedale perché non riusciva ad avere notizie su di lei.
Gli agenti lo hanno fatto parlare e rassicurato anche sulle condizioni della mamma, si è per foretuna calmato. Alla fine ha ringraziato la pattuglia e ha chiesto scusa per le urla.
Le urla
Sempre a Porta Cappuccina pattuglia della Volante è intervenuta in uno stabile per le grida che provenivano da un appartamento. Dentro c’era un 58enne che aveva litigato con un altro condomino, sostenendo di essere perseguitato. I poliziotti lo conoscevano bene, anche per le sue vicissitudini familiari. Anche in questo caso lo hanno fatto sfogare e poi si è tranquillizzato.
L’equivoco
Infine, sul ponte di Cecco è stata segnalata la presenza di un uomo che, muovendosi da una parte all’altra nervosamente, si stava buttando giù. I poliziotti sono precipitati sul posto, ma era un falso allarme. Il 53enne ascolano, stava solo pescando e, avendo calato gli ami con due canne nel sottostante torrente Castellano, si muoveva da un lato all’altro del ponte per tenerle a bada, ma non aveva l’intenzione di farla finita. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico