Whirlpool, sciopero di solidarietà con Napoli, ma Comunanza non è tranquilla. In Campania l'azienda chiude il 27

La manifestazione davanti alla Whirlpool di Comunanza
COMUNANZA - Determinati e decisi a non mollare. Sono arrivati in 150, a bordo di tre pullman i lavoratori e i sindacalisti dello stabilimento Whilrpool di Napoli, per far...

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COMUNANZA - Determinati e decisi a non mollare. Sono arrivati in 150, a bordo di tre pullman i lavoratori e i sindacalisti dello stabilimento Whilrpool di Napoli, per far conoscere direttamente ai colleghi comunanzesi le loro ragioni, visto che la multinazionale ha deciso la cessazione del sito produttivo. Manifestazione pacifica ed intera giornata di sciopero a Villa Pera con totale adesione e con picchetto davanti all’entrata dello stabilimento. Sul posto rappresentanti sindacali Fim, Fiom, Uilm e Ugl, della Rsu, ma scarsissima partecipazione dei lavoratori. Sindacalisti comunanzesi che hanno portato solidarietà e vicinanza ai lavoratori partenopei. Questi, ringraziando per l’accoglienza, hanno ribadito la loro lotta, che dopo Comunanza sarà portata in tutti i siti produttivi italiani del colosso americano. Poi a Roma alla sede del Mise se non si arriverà ad una soluzione. 

 

 

La richiesta è che il sito riprenda la produzione. Ma c’è anche una disponibilità per valutare altre proposte dal ministero che sta cercando una forma di riconversione, purché con garanzie e dello stesso livello produttivo o superiore di quello della Whirlpool, mantenendo inalterato il numero dei posti di lavoro. La chiusura dopo il 27 settembre potrebbe trasformarsi in licenziamenti definitivi, mandando a casa oltre 400 lavoratori tra diretti e indotto. «È una lotta di solidarietà e di tutela dei propri territori non solo di Napoli ma di tutto il coordinamento nazionale dei lavoratori Whirlpool – dice Rosario Rappa della Fiom provinciale di Napoli – poiché l’azienda sta modificando le scelte geopolitiche delle allocazioni produttive, orientandole verso altri siti esteri. Noi siamo qui per parlare con gli americani. Andremo avanti con la lotta fino alla riapertura dello stabilimento di Napoli. Solo così potrà finire la vertenza». Concetti ribaditi anche dagli altri esponenti sindacali napoletani. 



Non solo solidarietà ma anche qualche preoccupazione da parte dei sindacalisti locali per il futuro del sito comunanzese, che invece ora sta viaggiando a piena occupazione, con l’aggiunta anche di qualche lavoratore interinale. «Vogliamo che ci sia chiarezza da parte dell’azienda sul futuro – dice Gianni Lanciotti della Fiom Cgil – a fine anno scade il piano industriale e non si conosce ancora il nuovo. Gli investimenti previsti sono stati fatti soltanto in minima parte. Rispetto ai 325 addetti attualmente occupati, lo stabilimento dovrebbe produrre circa 800mila pezzi l’anno, ma ci fermeremo sotto i 700mila». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico