Matteo Ricciardi, titolare del Colorado Cafè, chiude: «Orari massacranti e ricavi esigui, difficile fare impresa sui Sibillini»

La costa "vince": andrà a lavorare con la moglie in un grande bar ristorante di Porto d'Ascoli

Matteo Ricciardi, titolare del Colorado Cafè, chiude: «Orari massacranti e ricavi esigui, difficile fare impresa sui Sibillini». Nella foto Matteo Ricciardi e la moglie Debora Brozzi
COMUNANZA - «Fare piccola impresa nel territorio dei Sibillini, nel settore del commercio, è diventata un’operazione eroica. Tante, troppe le difficoltà,...

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COMUNANZA - «Fare piccola impresa nel territorio dei Sibillini, nel settore del commercio, è diventata un’operazione eroica. Tante, troppe le difficoltà, di diverso genere, che alla fine esasperano, che ti consumano fisicamente e psicologicamente, con remunerazioni economiche sempre più scarse.

 

Un annientamento delle motivazioni». Parole amare e sofferte quelle di Matteo Ricciardi, comunanzese, vice presidente del Giovani imprenditori di Confcommercio Ascoli e titolare del bar ristorante Colorado Cafè a Comunanza, che gestisce con successo da 20 anni, insieme alla moglie Debora Brozzi. Da venerdì cessa la sua attività, già messa in vendita. Si trasferiranno entrambi a Porto d’Ascoli, dove lavoreranno come dipendenti in un grande bar ristorante. 

Il cambio di vita
 

«Il nostro è un cambiamento di vita. Gli orari di lavoro erano troppo lunghi e massacranti – dice - inoltre non potevamo permetterci di assumere un dipendente visti i costi. La nostra è un’attività a gestione familiare come quasi tutte quelle del territorio, dove il giro d’affari è limitato e non permette d’ingrandirti». Un personaggio molto attivo anche socialmente Ricciardi, impegnato da sempre con incarichi in vari settori sportivi e anche sponsor. «La nostra è stata una scelta obbligata al di là delle questioni personali» dice tra rabbia e commozione e aggiunge «il nostro settore, nella zona montana è in forte sofferenza e gli aiuti non ci sono, anzi a volte gli operatori vengono anche vessati dall’amministrazione pubblica con tassazioni esagerate, nuove imposte o aumenti di quelle già esistenti, multe per piccole mancanze, come accaduto negli ultimi anni. Le problematiche sono tante. Noi chiudiamo pur avendo un locale che funzionava bene, con una buona clientela. So che a Comunanza hanno intenzione di chiudere o vendere sei o sette attività commerciali, di cui altri bar. I commercianti comunanzesi, negli ultimi anni, sono stati dimenticati dall’amministrazione pubblica, mai stati coinvolti, mai ascoltati per le loro problematiche, le eventuali proposte mai accettate. Eppure sono uno dei motori importanti dell’economia locale». 

 

Spese e spopolamento


 
Un accumulo di pesi enormi per bar, ristorazione e pizzerie, ma anche per altre attività commerciali. Terremoto, pandemia, crisi economica e aumento stratosferico dei costi dei materiali e delle utenze, gli arretrati delle bollette e le cartelle esattoriali prima sospese per sisma e covid. Poi il continuo spopolamento del territorio, la diminuzione della clientela poiché le famiglie tendono sempre più a risparmiare.

«Gli operatori commerciali di queste zone interne – continua Ricciardi - meriterebbero facilitazioni rispetto alla zona costiera o le città, dove le attività sono più avvantaggiate dalla densità abitativa e dal turismo. In primis una tassazione agevolata con una vera Zona economica speciale, quindi più infrastrutture, strade e servizi sanitari migliori per far restare la gente qui e anche creare impresa, progetti grandi e intercomunali per richiamare turisti e giovani. Investimenti per creare lavoro, politiche abitative favorevoli per giovani coppie. Finora, poco o nulla. Un grazie di cuore a famiglie e clienti che ci hanno accompagnato in questi anni». 

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Corriere Adriatico