ASCOLI - Affianco al commissario per la ricostruzione Vasco Errani e alle istituzioni c’è un altro soggetto in prima linea nella rinascita post sisma: è la...
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Ma cosa ha detto esattamente Giovanni D’Ercole ai sindaci? «Mi sembrava giusto invitarli e dire grazie per l’aiuto che ci stanno dando e per esporre quello che abbiamo fatto e quello che potremmo fare insieme. Ho preferito convocare la riunione in sordina senza troppo clamore perchè il nostro deve essere puro spirito di servizio. Il mio obiettivo è riconvocare un’altra riunione prima dell’estate perchè solo stando tutti uniti è più facile affrontare e risolvere i problemi. Ci stiamo muovendo su vari fronti. Il primo intervento è quello dell’assistenza spirituale e psicologica ai familiari delle vittime del terremoto specie quando si spengono i riflettori dell’opinione pubblica. Il secondo è quello di aiutare gli sfollati, non solo spiritualmente ma anche economicamente quando ne hanno effettivo bisogno. In questo senso aiutiamo anche le piccole imprese, gli artigiani. Una vera e propria ricostruzione sociale nella quale i sindaci possono darci una mano segnalando chi ha più bisogno di un sostegno. Sia chiara una cosa però - puntualizza il vescovo - noi non abbiamo tanti soldi ma possiamo attivare canali di finanziamento».
Ma affinchè le ferite si rimarginino, oltre alle iniziative sociali, occorre il lavoro. Senza lavoro Arquata del Tronto, Acquasanta Terme, Montegallo, Montemonaco, solo per citare alcuni paesi gravemente lesionati, non si riprenderanno mai più dopo la batosta del 24 agosto. «Abbiamo pensato a un Laboratorio della speranza - prosegue il presule - Innanzitutto bisogna individuare le potenzialità esistenti del territorio per elaborare progetti di rilancio. Tra questi c’è il “Dona Lavoro”. In collaborazione con le istituzioni (azienda sanitaria, Confindustria, Comuni) chi oggi, purtroppo, non lavora ed è costretto a vivere in una stanza d’albergo, se vuole fare qualcosa può guadagnare presso benefattori che abbiamo già individuato. Può lavorare quattro ore al giorno per sei mesi percependo una paga di 400 euro netti. Mi rendo conto che non è tanto ma è già qualcosa per chi purtroppo non fa nulla dalla mattina alla sera». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico