Ascoli, il vescovo ospita un giovane salvato dalla guerra

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ASCOLI - Profugo musulmano da guerra, oggi vive in casa donata da vescovo. Hamsa, giovane migrante di religione musulmana, fuggito dalla Somalia in guerra praticamente da bambino,...

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ASCOLI - Profugo musulmano da guerra, oggi vive in casa donata da vescovo. Hamsa, giovane migrante di religione musulmana, fuggito dalla Somalia in guerra praticamente da bambino, è oggi a Lourdes con il pellegrinaggio nazionale dell'Unitalsi, l'associazione che l'ha accolto, aiutato e fatto crescere.


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“Oggi il grido d'aiuto viene da oltre confine: vite umane che chiedono di essere accolte, protette, che chiedono la possibilità di un futuro” - spiegano dall’Unitalsi raccontando la storia di Hamsa Mawelid Adam, costretto da una realtà di guerra, a 13 anni ha scelto di tentare di cambiare il suo destino, di cercare quella che lui stesso ha definito una nuova vita in uno dei tanti viaggi della speranza che dalla Libia portano i profughi sulle coste italiane dalla Somalia, passando per Eritrea, Sudan e Libia.



Giunto in Italia Hamsa è stato indirizzato alla “Casa di Gigi”, una struttura gestita dall’ Unitalsi, che lo ha accolto e che è diventata per lui, come ha detto la sua responsabile, la sua seconda famiglia. “

“Non era per noi il tempo di morire”, così ha raccontato Hamsa Mawelid Adam, in occasione del Pellegrinaggio Nazionale Unitalsi a Lourdes 2015, la difficile attraversata del Mediterraneo, un “cammino ostile per un adulto, ancor di più per un giovane tredicenne”.



Alla “Casa di Gigi”, Hamsa, ha trovato la possibilità di andare a scuola, imparare la lingua ed avere un lavoro.

Oggi è maggiorenne ed insieme ad un altro giovane della Casa vivrà in un appartamento donato dal vescovo di Ascoli, monsignor Giovanni D'Ercole.



“L'autonomia e il lavoro sono i primi passi verso il suo nuovo futuro, un domani senza guerra, accompagnato dalla sua seconda famiglia”, con l'offerta di essere ciò che l'Unitalsi è stata per lui: un dono per gli altri. “L'invito del Papa ad accogliere i migranti - spiega Salvatore Pagliuca, presidente nazionale Unitalsi - trova le chiese e anche l'Unitalsi in prima fila nel servizio, nell’accompagnamento e nella difesa dei più deboli”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico