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ASCOLI - L’incubo incidenti, sull’asse attrezzato che taglia in due la lunga schiera di stabilimenti nati nell’era della Cassa per il Mezzogiorno e poi trasformatisi nel tempo, sembra essere sempre dietro l’angolo. Pesano, infatti, statistiche che nel corso dei decenni hanno spesso rafforzato la sensazione dei rischi che ogni volta possa correre chi transiti in auto su quella strada.
Un peso aumentato anche dagli ultimi tre incidenti mortali (con 4 persone decedute) registrati nella zona dalla metà del 2017 fino al 2020. Tutto questo nonostante, in passato, siano stati avviati percorsi per cercare di monitorare con maggiore attenzione quell’arteria stradale molto particolare, con lunghissimi rettilinei e l’immissione delle auto dei tanti lavoratori in uscita dalle fabbriche.
A segnare di sangue, purtroppo, la storia dell’asse attrezzato ascolano nel corso del tempo, c’erano stati, come detto, tre episodi nell’arco di meno di quattro anni. A maggio del 2017, infatti, un incidente mortale si era verificato alle 22.30 nel tratto tra le industrie Barilla e Adim Scandolara: uno schianto tra una moto e un’auto che aveva provocato la morte di un 38enne ascolano. E solo qualche mese dopo, ovvero a ottobre 2017, ecco un altro tragico incidente, alle 23, all’altezza di un cavalcavia, per uno scontro tra vetture che aveva provocato la morte di due donne ascolane. Infine, altro schianto di un’auto fuori controllo a marzo 2020, in via della Mezzadria alle ore 21, che dopo l’impatto con un terrapieno aveva visto morire un’altra giovane donna.
Già alla fine del 2017, il presidente del Consind, Domenico Procaccini, dopo aver pensato di tamponare il problema ricorrendo saltuariamente all’utilizzo di Velomatic, gli autovelox mobili, aveva inoltrato una richiesta alla Prefettura per ottenere l’autorizzazione all’installazione lungo l’asse attrezzato di autovelox fissi, che potessero fungere da deterrente per i tanti automobilisti abituati a spingere sull’acceleratore. In tal senso, però, dopo una valutazione della possibile soluzione, la risposta pervenuta evidenziava l’impossibilità di ricorrere a tale ipotesi essendo l’asse di collegamento della zona industriale riconosciuta come strada di livello comunale. Quindi, l’installazione di autovelox fissi risultava non compatibile. A quel punto, si era pensato anche ad una soluzione alternativa con l’utilizzo del tutor, seppur molto costosa. Di fatto, però, anche questa ipotesi era stata ritenuta non attivabile alla luce delle numerose vie laterali che si immettono sull’asse centrale e che, quindi, avrebbero reso e renderebbero impossibile misurare la velocità media in un tratto adeguatamente lungo.
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Corriere Adriatico