Raggirano disabile per soffiarle la casa a prezzo stracciato: in due ora sono nei guai

Raggirano disabile per soffiarle la casa a prezzo stracciato: in due ora sono nei guai
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ASCOLI  - Avevano indotto una disabile di 58 anni a sottoscrivere un contratto di vendita del suo appartamento e a farselo pagare a rate mensili da 200 euro. A finire nei guai un trentanovenne macedone ma da anni residente in città e un ascolano di 41 anni che sono stati accusati di circonvenzione di incapace. Era l’estate del 2018 quando i due convincono la donna, affetta da evidente disabilità intellettiva, a vendere la propria abitazione dove risiede il giovane macedone.

 
Oggetto della compravendita è un appartamento di 90 metri quadrati con garage di quasi venti metri quadrati stabilendo un prezzo di acquisto di 45mila euro. Contestualmente, erano state stabilite anche le condizioni di vendita: l’acquirente avrebbe versato un acconto di circa tremila euro in contanti al quale sarebbe seguito un versamento di poco più di duemila euro su una carta Poste Pay intestata alla signora mentre la somma restante, circa 40 mila euro, sarebbe stata versata in rate mensili da 200 euro. Un pagamento, dunque, che si sarebbe concluso non prima di sedici anni. Tutto messo nero su bianco davanti ad un notaio che aveva perfezionato la compravendita. Ma i due malintenzionati non avevano fatto i conti con la Procura che, venuta a conoscenza di quanto stava avvenendo, è intervenuta disponendo il sequestro cautelativo dell’immobile e procedendo nei confronti dei due giovani per circonvenzione di incapace.

Per gli inquirenti, infatti, la compravendita è da ritenersi dannosa. Tanto più che non erano state previste neppure clausole di usufrutto o di altre garanzie che avrebbero consentito alla disabile di poter seguitare a vivere nella sua abitazione. Per la Procura, inoltre, anche il prezzo di vendita è da considerare irrisorio così come le modalità di pagamento sono da considerare pregiudizievoli per la venditrice. In sede di indagine, si è scoperto che non c’era nessuna traccia del versamento dei tremila euro in contanti mentre i duemila erano stati versati sulla carta Poste Pay affinchè risultasse la transazione per poter eseguire il rogito notarile ma poi erano state ritirate un’ora dopo. Nel corso dell’udienza preliminare davanti al gup di Ascoli Alessandra Panichi, il trentottenne macedone, difeso dagli avvocati Umberto Gramenzi e Silvia Morganti, ha patteggiato una pena ad un anno e sei mesi di reclusione; il quarantunenne ascolano è stato invece rinviato a giudizio.

 

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Corriere Adriatico