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ASCOLI - Due testimonianze ritenute decisive per l’accusa. Sono quelle rilasciate dai gli ultimi due testi sentiti ieri nel corso del processo che si sta svolgendo davanti ai giudici della Corte d’Assise di Macerata per l’omicidio di Antonio Cianfrone, l’ex vice comandante della caserma dei carabinieri di Monsampolo freddato, a giugno dello scorso anno, dai colpi di una pistola di piccolo calibro mentre faceva jogging lungo la pista ciclabile di Pagliare.
Sul banco degli imputati ci sono i coniugi Giuseppe Spagnulo e Francesca Angiulli ritenuti dalla Procura di Ascoli, che ha coordinato l’inchiesta, i presunti responsabili dell’agguato mortale.
Stando al suo racconto, fu in quella occasione che avrebbe riconosciuto Francesca Angiulli nella donna che si trovava poco distante da lui e che avrebbe sentito dire: «Cianfrone deve morire!». Una versione dei fatti ha scatenato la dura reazione della donna seduta sui banchi degli imputati che si è scagliata contro il testimone ritenendo false le sue dichiarazioni. L’accusa ha quindi rinunciato ad ascoltare le altre 9 persone indicate nella lista testi. Contestualmente, anche gli avvocati dei due imputati hanno ridotto a 6i il numero dei testimoni della difesa. Il processo è stato quindi aggiornato al 21 ottobre: veranno sentiti Francesca Angiulli e Giuseppe Spagnulo.
Secondo l’accusa, a sparare la mattina del 3 giugno dello scorso anno, è stato Giuseppe Spagnulo che dopo aver raggiunto insieme alla moglie la pista ciclabile in sella alla moto, si è nascosto e ha atteso l’arrivo di Cianfrone che stava facendo jogging per poi sparagli più colpi con una pistola calibro 7,65 browning. La coppia, poi - sempre secondo la ricostruzione dei magistrati inquirenti - è salita in moto e si è allontanata. Dal canto loro, Spagnulo e Angiulli hanno sempre sostenuto di non essere stati loro ad uccidere Cianfrone. Nei loro confronti è stata ipotizzata l’accusa di omicidio premeditato.
Corriere Adriatico