Sindaci, il limite del terzo mandato frena i piccoli comuni. Appello bipartisan per modificare la normativa

Antonio Del Duca sindaco di Montedinove
ASCOLI - Si comincia ad affilare le strategie nei vari comuni per le prossime elezion di primavera. Per i municipi sotto i 5.000 abitanti scatta la ghigliottina dei tre mandati....

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ASCOLI - Si comincia ad affilare le strategie nei vari comuni per le prossime elezion di primavera. Per i municipi sotto i 5.000 abitanti scatta la ghigliottina dei tre mandati. Pochi ma eccellenti quelli che hanno raggiunto la sbarra delle tre amministrazioni continuative che non permette di andare oltre. Tra questi Antonio Del Duca, primo cittadino di Montedinove e il collega Giuseppe Amici che guida Palmiano, che ricopre anche l’incarico di presidente dell’Unione Montana del Tronto. Entrambi non si potranno candidare come capolista ma è probabile che ricompaiano per il ruolo di consiglieri, ed eventualmente assessori, anche per dare continuità alle loro amministrazioni. 

 

Sono 17 sui 22 al voto i comuni sotto i 5.000 abitanti. Anche se la gran maggioranza dei sindaci uscenti sotto questo livello di popolazione può di nuovo correre per mantenere il ruolo. Lo aveva già proposto il neo presidente Anci Marche e sindaco di Ascoli Marco Fioravanti. Sulla stessa linea il presidente dell’Unione Montana del Tronto. Convinto pure il presidente dell’Unione Montana dei Sibillini Fabrizio Vergari. «È un limite molto deleterio per i piccoli comuni montani e dell’entroterra, poiché diventa sempre più difficile trovare persone che vogliono assumersi le tante responsabilità che gravano sul sindaco. In questi comuni c’è, inoltre, - continua Vergari - uno spopolamento continuo e cronico, con sempre meno giovani. È più difficile trovare ricambi. Nei piccoli piccoli comuni – va avanti Vergari – bisogna conoscere bene la macchina amministrativa e avere tanta disponibilità. Quando un cittadino ha un problema, a differenza dei grandi comuni, chiama il sindaco, non passa attraverso il consigliere o l’assessore». 



Poi c’è la questione delle eventuali liste di comodo. «Quando ci sono pochi candidati c’è sempre il rischio – continua Vergari – che ci sia poca rappresentanza democratica. Infatti magari succede che alle elezioni si presenti una sola lista o ne vengano fuori alcune “farlocche”, presentate da soggetti estranei al comune ma che ne approfittano, specialmente nella pubblica amministrazione, per usufruire di particolari vantaggi di riavvicinamento di sede lavorativa o altro. Ma che in genere sono disinteressati completamente al bene dei cittadini.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico