Le centrali idroelettriche sono a secco: produzione di energia ridotta. Ecco i disagi

Le centrali idroelettriche sono a secco: produzione di energia ridotta. Ecco i disagi
ASCOLI -  La crisi idrica, aggravata dalla siccità, provoca ripercussioni anche sulla produzione di energia elettrica. Basti pensare che alcune centrali idroelettriche...

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ASCOLI -  La crisi idrica, aggravata dalla siccità, provoca ripercussioni anche sulla produzione di energia elettrica. Basti pensare che alcune centrali idroelettriche hanno già dovuto ridurre la produzione dal momento che le turbine, in qualche caso, fanno fatica a pescare acqua.

 

A lanciare l’allarme è il presidente del Bim, ovvero il Bacino imbrifero montano del Tronto, che riceve profitti dallo sfruttamento delle acque del proprio territorio di competenza: «È un problema serio che in questo momento si sta registrando soprattutto nelle regioni del Nord Italia - spiega Luigi Contisciani che è anche membro della giunta nazionale di Federbim - ma anche noi, nel Piceno, iniziamo a risentire della difficili condizioni. Alcune delle oltre quindici centrali gestite dal Bim Tronto hanno dovuto ridurre la produzione».

A risentire maggiormente sono quelle centrali più piccole che soffrono la diminuzione delle portate come ad esempio di Venamartello, Acquasanta e Ascoli nella zona di Porta Romana che hanno sfruttando l’acqua proveniente dall’invaso abruzzese di Campotosto, in alcuni casi hanno dovuto diminuire la produzione. 


Situazione che viene tenuta sotto controllo costante anche per quanto riguarda le centrali idroelettriche realizzate sfruttando le acque dell’Aso, ovvero quelle di Gerosa, Villa Pera e Ponte Maglio. «Noi come Bim gestiamo solo centrali con una potenza superiore ai 220 kilowatt - evidenzia Contisciani - quindi quelle di media e grande dimensione. Ma ce ne sono anche altre più piccole che in questa stagione particolarmente siccitosa potrebbero andare in ancora maggiore difficoltà».

Una situazione che desta sempre maggiore preoccupazione se si considera che circa il 48% della produzione di energia a livello nazionale è garantita dalle centrali idroelettriche e che, pertanto, potrebbe avere delle serie ripercussioni sul tessuto sociale ed economico. Le centrali idroelettriche possono produrre energia sia sfruttando gli invasi, come ad esempio quello di Campotosto, sia utilizzando l’acqua delle condotte idriche. Ed anche in questo caso il Piceno paga lo scotto della crisi idrica causata dal terremoto che ha ridotto decisamente la portata delle sorgenti e che ora rischia di aggravarsi ulteriormente a seguito della stagione siccitosa e della scarsità di precipitazioni nevose e piogge consistenti durante l’anno.

Anche la Ciip ha consentito lungo la propria condotta principale la realizzazione di centrali per la produzione di energia elettrica ma anche queste sono costrette a fare i conti con la scarsa quantità di acqua a disposizione a seguito della riduzione delle portate delle sorgenti: significativo il calo registrato a Foce di Montemonaco che dai circa 650 litri al secondo che garantiva prima del sisma si è arrivati ai circa 200 litri al secondo su cui si può fare attualmente affidamento. Pertanto, oltre ad avere problemi per fronteggiare il fabbisogno di acqua potabile delle famiglie c’è anche, come danno collaterale, quello di una minore produzione di energia. 
L’appello


Nel frattempo alcuni sindaci del territorio hanno raccolto l’appello del prefetto Carlo De Rogatis che ha invitato tutti ad un uso consapevole della risorsa idrica. A cominciare dal primo cittadino di Ascoli Marco Fioravanti che ha invitato i concittadini ad non utilizzare l’acqua potabile per usi impropri quali potrebbero essere l’annaffiare prati e orti oppure lavare le auto. Ha annunciato controlli serrati anche il sindaco di Monteprandone, nonché presidente della Provincia di Ascoli, che proprio nei giorni scorsi ha firmato un apposita ordinanza. 

 

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Corriere Adriatico