ASCOLI - La guerra della Sentina continua. E stavolta, dopo i primi due gradi di giudizio per il pagamento dell'Ici, da parte dell'Arengo, nei confronti del Comune di...
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Fino ad ora, però, la magistratura ha dato ragione all'amministrazione comunale ascolana che ha cercato di farsi forte di un fatto: come è possibile che si debba pagare l'Ici per un bene che, di fatto, è gestito attraverso la Regione ed è tutelato e finanziato essendo stato qualificato come riserva naturale? Dal suo punto di vista, invece, San Benedetto rivendica il fatto che si tratta pur sempre di una proprietà del Comune ascolano e, come tale, dovrebbe essere sottoposta al pagamento dell'imposta comunale sugli immobili. Se a tutto ciò aggiungiamo anche il fatto che il problema si trascina da diversi anni e che, quindi, l'eventuale importo in ballo comincia ormai a diventare sostanzioso, ecco che si spiega ancor meglio questo strascico ulteriore nelle aule di giustizia.
L'Arengo, dunque, proprio a ridosso dei termini di legge aveva deciso di proporre ricorso contro la cartella di pagamento notificata all'ente ed emessa da Equitalia, per conto del Comune di San Benedetto, per un importo complessivo di 231.094 euro in relazione a nove avvisi di accertamento Ici emessi dall'ente rivierasco per le annualità dal 2001 al 2005 riguardanti l'area e ad alcuni fabbricati siti nella stessa. Il Comune ascolano, con delibera di giunta per l'affidamento dell'incarico legale, aveva, dunque, deciso di ricorrere contro la richiesta di pagamento. Ma la questione, ora continua. Perché il Comune di San Benedetto non si arrende e ora prova a salire un altro grado di giudizio per ottenere la cifra richiesta.
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Corriere Adriatico