Monsignor Russo nuovo vescovo di Frascati. Continuerà a reggere anche la Diocesi di Velletri-Segni

Monsignor Stedano Russo
ASCOLI - Monsignor Stefano Russo, ascolano, 62 anni, è stato scelto da Papa Francesco per guidare la Diocesi di Frascati, in provincia di Roma. L’alto prelato resta...

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ASCOLI - Monsignor Stefano Russo, ascolano, 62 anni, è stato scelto da Papa Francesco per guidare la Diocesi di Frascati, in provincia di Roma. L’alto prelato resta comunque alla guida della sede diocesana di Velletri-Segni, sempre nel territorio capitolino, che gli è stata assegnata nel maggio del 2022. Egli è attualmente anche vescovo delegato per i Beni culturali e l’edilizia di culto in seno alla Conferenza episcopale laziale.

 

 «È un compito che si porta avanti nella Fede, in adesione ad una chiamata» è stato il suo commento dopo la nomina, avvenuta martedì. Monsignor Russo è laureato in Architettura. Il 20 aprile 1991 è diventato Dal 1990 al 2007 è stato presidente della Commissione arte sacra e beni culturali della diocesi di Ascoli; dal 1995 al 2005 ha coordinato le attività del museo diocesano di Ascoli, riaperto recentemente dopo il sisma. Il 18 marzo 2016 è stato nominato vescovo di Fabriano-Matelica, mentre il 28 settembre 2018 è divenuto segretario generale della Cei.
 


In un messaggio inviato alla Chiesa di Frascati, monsignor Russo ha rivolto il suo «fraterno» saluto ai nuovi fedeli esprimendo i sentimenti di «sincera riconoscenza, gioia e affidamento incondizionato al Signore e alla Sua volontà» per la nomina». Ha poi aggoiunto: «Papa Francesco ha voluto nominarmi pastore Chiesa di Frascati, unendo la stessa in persona episcopi alla Chiesa di Velletri-Segni. L’unione nella persona del vescovo di due sedi diocesane diventa un ulteriore stimolo a ricercare nella sinodalità le vie di quella comunione che necessita di persone che si mettano in gioco nel segno della carità e della gratuità. Attraversiamo tempi non facili in cui emergono molte fragilità che, non di rado, contribuiscono a turbare il convivere sociale. Confido che, come comunità ecclesiale, possiamo farci sempre più artefici di quella prossimità che nasce da uno sguardo vigile e attento alle povertà e alle indigenze - non solo materiali - del nostro territorio».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico