Servizi delle biblioteche ai privati, arriva lo stop dei revisori dei conti. Tutto da rifare

La biblioteca comunale Gabrielli
ASCOLI -  Colpo di scena sulla delibera riguardante l’esternalizzazione delle biblioteche (per l’opposizione una privatizzazione mascherata) approvata in...

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ASCOLI -  Colpo di scena sulla delibera riguardante l’esternalizzazione delle biblioteche (per l’opposizione una privatizzazione mascherata) approvata in maggioranza in consiglio comunale. I revisori dei conti, infatti, hanno espresso forti dubbi sull’operazione e quindi la delibera dovrà tornare in consiglio comunale per le correzioni. «Un atto fortemente voluto dall’amministrazione Fioravanti è praticamente nullo» denuncia il capogruppo del Partito democratico, Francesco Ameli. 

 

 
«Nonostante la forzatura politica, il documento che rischiava di distruggere un servizio essenziale come quello della biblioteca, dovrà tornare in consiglio comunale una volta sviluppata l’istruttoria intesa a valutare la fattibilità e la convenienza per il Comune di Ascoli Piceno. L’esternalizzazione di un servizio, affidandolo a un soggetto terzo, può anche essere un’opportunità: per esserlo deve però avere come fondamento un percorso partecipativo adeguato e l’interesse pubblico come cardini». Le opposizioni e in particolare il Partito democratico avevano espresso critiche per la scelta dell’amministrazione comunale perché ritenevano che la biblioteca e il polo Sant’Agostino dovessero essere un bene comune e non un costo da razionalizzare. «Un servizio strategico - prosegue Ameli - per una città che la maggioranza ha provato a cancellare con un vero e proprio salto nel buio a causa della solita mancanza di progettualità e visione per il futuro della città, nonché di piani economici finanziari. Ora il parere dei revisori dei conti mette uno stop alle volontà dell’amministrazione». Non si sa se tutti gli alleati del centrodestra siano disposti ad andare avanti. Ad esempio non si sa ancora se Forza Italia è carne o pesce. Se è entrata (a parole) nella maggioranza o meno. Un equivoco che nel centrodestra ricompattato dopo la vittoria alle elezioni regionale bisognerebbe chiarire.
«Non penso che la maggioranza voglia fare marcia indietro - vaticina Ameli - ma come consiglieri comunali saremo nuovamente chiamati ad esprimerci in futuro. Pertanto sarà possibile porre in essere tutte le iniziative necessarie ad aprire un vero dibattito pubblico con la partecipazione nei processi decisionali di tutti gli attori - culturali e non - della città. Dal nostro canto - prosegue ancora Ameli - ci metteremo a disposizione di tutti coloro che vorranno dare il proprio contributo: partiti, movimenti, collettivi e associazioni e cittadini».


In aula il Pd ha ribadito che il pubblico, e non il privato, debba dettare gli indirizzi progettuali dopo un percorso partecipativo e condiviso. «Il dover tornare in consiglio costringerà, suo malgrado, l’amministrazione a uscire dalla torre nella quale hanno voluto chiudersi. Un pasticcio ampiamente annunciato e che mostra una superficialità imbarazzante nella gestione della cosa pubblica. La macchina amministrativa è complessa: impone uno studio preventivo e un confronto con tutti gli attori di riferimento che evidentemente è mancato. Su certe tematiche occorre saper uscire dai confini politici e lavorare senza distinzioni di casacca, anche se ahimè forse sono queste a fare la differenza. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico