ASCOLI - Si è celebrato davanti al Gup Rita De Angelis il rito abbreviato che vedeva imputati i due presunti rapinatori, entrambi siciliani, che il 27 maggio scorso hanno...
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I reati che venivano contestati ai due presunti malviventi erano di rapina aggravata e sequestro di persona in concorso. Il magistrato ha applicato le attenuanti generiche equivalenti sulle aggravanti.
Al processo era presente soltanto Di Mauro - attualmente recluso nel carcere di Messina per altra causa - mentre Ferrara, anche lui detenuto nel carcere del capoluogo siciliano, ha preferito non presentarsi in tribunale facendosi rappresentare dal proprio avvocato di fiducia. Quel giorno, i due presunti rapinatori, dopo essersi travisati con parrucche ed occhiali da sole, entrarono all'interno della banca Marche. Il Di Mauro aveva in mano un cutter mentre il Ferrara un coltello con la lama in ceramica. Minacciarono l'impiegata di sportello di consegnare loro tutto il danaro che si trovava in cassa per una somma di poco superiore ai diecimila euro. Presi i soldi si diressero verso l'uscita dove, però, ad attenderli c'erano i poliziotti e i carabinieri che poco prima avevano raccolto l'allarme azionato dall'interno dell'istituto di credito da uno dei dipendenti che aveva eluso l'attenzione dei rapinatori. Dopo qualche minuto di esitazione, resisi conto che l'edificio era completamente circondato, i due decisero di arrendersi. Nel momento in cui fecero irruzione in banca, nei vari uffici erano presenti sette dipendenti e due clienti ai quali i rapinatori intimarono di consegnare i loro telefonini per evitare che potessero lanciare l'allarme. Poi, vennero rinchiusi a chiave in un locale e vi rimasero fino a quando non arrivarono a liberarli i carabinieri. Per questo motivo a Ferrara e Di Mauro, oltre al reato di rapina aggravata, è stato contestato quello di sequestro di persona.
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