Ascoli, i consulenti scagionano i 2 pediatri per la morte della bimba

Il tribunale di Ascoli
ASCOLI - La condotta e la tempestività d’intervento dei medici sono stati al centro dell’udienza che si è svolta ieri nell’ambito del processo che...

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ASCOLI - La condotta e la tempestività d’intervento dei medici sono stati al centro dell’udienza che si è svolta ieri nell’ambito del processo che vede imputati per omicidio colposo due pediatri dell’ospedale Mazzoni di Ascoli per la morte di Francesca Sophia Marcozzi, la bimba di sedici mesi che il 30 giugno del 2012 morì a causa di quello che l’autopsia rivelò essere stato un volvolo intestinale. Davanti al giudice Marco Bartoli sono sfilati i testimoni indicati dai difensori dei due medici. Tra questi anche i consulenti di parte chiamati a valutare la condotta dei due pediatri o se, come sostiene l’accusa, la piccola Francesca Sophia poteva essere salvata. «Da quanto si evince dagli atti, la bambina non presentava sintomi da poter far pensare a tale patologia e le analisi che vengono eseguite dopo il ricovero evidenziano che la bimba non è in stato di choc». Particolarmente significativa anche la testimonianza del professor Vittorio Fineschi, consulente dell’altro imputato che, in collaborazione del dottor Nicola Pirozzi specialista in anestesia e rianimazione, ha redatto la perizia nella quale si colloca il momento in cui è sopraggiunto lo choc. «Stando a quanto ci dice il professor Mariano Cingolani nella sua perizia - ha spiegato Fineschi - possiamo dire che lo choc sia avvenuto in un periodo precedente non superiore alle sei ore prima del decesso della bambina, pertanto dopo le 8,30 del mattino. Per quanto riguarda, invece, il ritardo dell’ipotesi diagnostica ritengo che, stante la situazione, non c’era una necessità stringente». Nel corso dell’udienza sono stati ascoltati anche gli infermieri che erano in servizio la notte in cui Francesca Sophia.
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Corriere Adriatico