ASCOLI - Il 18 febbraio dello scorso anno Achille Mestichelli morì all’ospedale regionale di Torrette a seguito delle gravissime lesioni, trauma cranico e...
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«Ho appreso – esordisce Luigia Cialini, cugina di Achille Mestichelli – che ad una persona che si è resa responsabile della morte di Achille è stato concesso l’obbligo di firma. Siamo delusi ed amareggiati per tale decisione. Una persona che si trova reclusa in un carcere dovrebbe essere garantita l’incolumità personale. E’ invece accaduto che sia stato ucciso all’interno di una struttura penitenziaria, senza che vi sia stato alcun intervento per impedire che la rissa degenerasse. Addirittura quando sono stati interrogati per ricostruire il fatto, i compagni di cella non hanno collaborato. Achille, dopo aver espiato la sua colpa, sarebbe andato in una comunità di recupero per tossicodipendenti, intenzionato a dare inizio ad una nuova vita. Non possiamo accettare che a Mohamed Ben Alì sia stato riconosciuto un trattamento “speciale”. Tutto ciò fa pensare ad una mancanza di rispetto nei confronti di chi non c’è più e della sua famiglia».
In verità Mohamed Ben Alì non sta godendo dell’obbligo di firma. Si trova recluso nel carcere di Viterbo per rispondere di altri due gravi reati. Il primo riguarda lo spaccio di sostanze stupefacenti per il quale dovrà affrontare il processo di primo grado. Ma l’accusa più grave è di aver architettato e tentato, in concorso con Afif Fattoum, di causare nel corso dell’interrogatorio che avrebbe dovuto sostenere in carcere lesioni gravi al giudice dell’indagini preliminari, Giuliana Filippello. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico