Ascoli, botte all'amante del medico Tre fratelli a giudizio per il tradimento

Il palazzo di giustizia
ASCOLI - Sono stati rinviati a giudizio  due sorelle e il loro fratello, che, nello scorso mese di febbraio avrebbero aggredito una trentenne, sospettata di essere...

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ASCOLI - Sono stati rinviati a giudizio  due sorelle e il loro fratello, che, nello scorso mese di febbraio avrebbero aggredito una trentenne, sospettata di essere l'amante del marito di una delle due donne. Il giudice per le udienze preliminari ha fissato al 25 gennaio prossimo, davanti al giudice monocratico, la data della prima udienza del processo.


Una vicenda dai contorni boccacceschi: il marito che allaccia una relazione extraconiugale con una sua collaboratrice, la moglie si accorge del tradimento e, spalleggiata dal fratello e dalla sorella, organizza un raid, malmenando, offendendo derubando la ragazza ritenuta essere l'amante del marito. Il 14 aprile 2014, sempre per l’accusa, i tre fratelli fecero irruzione nel locale dove lavorava la collaboratrice del marito di una delle due. La moglie era convinta del tradimento del marito per cui ritenne che l’unico modo per spezzare il legame sentimentale fosse convincere la giovane ricorrendo alle maniere forti.

Dapprima i tre si scagliarono contro la ragazza insultandola Poi, dalle parole passarono ai fatti picchiandola ripetutamente. Inoltre, secondo l’accusa, le strapparono dalle mani la sua borsa sottraendo dall'interno il cellulare I Phone. Poi la afferravano per i capelli scagliandola con violenza contro un armadio e successivamente colpendola con calci e pugni che le procurarono lesioni giudicate guaribili dai medici del pronto soccorso in 10 giorni. Non ancora soddisfatti, i tre prelevarono i libri della vittima, che si trovavano su un tavolo, li gettarono nel bidone dell’immondizia e vi versarono sopra un flacone di idraulico liquido. Da rilevare comunque che l'azione puntiva potrebbe essere conseguente a rapporti poco chiari che sono improvvisamente degenerati per motivi sconosciuti. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico