Allarme demografico. Il capoluogo piceno continuerà a perdere i suoi abitanti, parola dell'Istat

Il convegno
ASCOLI È allarme calo demografico. Il fenomeno non accenna a fermarsi, anzi. Nei prossimi anni si prevede una situazione ancora peggiore: il comune ascolano...

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ASCOLI È allarme calo demografico. Il fenomeno non accenna a fermarsi, anzi. Nei prossimi anni si prevede una situazione ancora peggiore: il comune ascolano continuerà a perdere sensibilmente i suoi residenti. Così emerge dal convegno “Le nuove prospettive di sviluppo futuro e le sfide del Terzo Settore”, andato in scena sabato scorso all’auditorium Neroni, organizzato dalla Fondazione Carisap insieme all’Università Politecnica delle Marche. 

 

Il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, dipinge un quadro ancor più a tinte fosche. In tutta la regione la previsione è negativa. «Le componenti del bilancio demografico nei comuni marchigiani al 2030-35 segnano un trend particolarmente preoccupante», sostiene il presidente Istat. Nel prossimo decennio per il capoluogo delle cento torri è drastica la riduzione della popolazione: il peggior dato tra i dodici comuni marchigiani con il maggior numero di abitanti (Ancona, Pesaro, Fano, San Benedetto, Ascoli, Senigallia, Civitanova Marche, Macerata, Jesi, Fermo, Osimo e Fabriano). Pesa soprattutto la bassa natalità: con una media annua di 5 per mille abitanti, la mortalità tocca il dato annuale di 15, mentre la variazione media sfiora -10. Si tratta del peggior risultato preso in esame. Dietro ad Ascoli si piazzano Fabriano (-8), Macerata (-5), Fermo (-4). Si calcola che Ascoli posa perdere 15mila abitanti.

Nel convegno si affrontano anche altri temi. Si parla di lavoro e soprattutto di sistema imprese. «Sembra aver recuperato solidità», afferma Blangiardo. «Più a rischio le microimprese e le attività che hanno risentito maggiormente delle misure di contenimento del contagio (alloggio e ristorazione, cultura e intrattenimento). A fine 2021, nelle Marche, oltre il 60% delle imprese aveva dichiarato di aver adottato o previsto strategie di reazione alla crisi, un valore solo leggermente inferiore a quello medio nazionale (60,4% contro 61,5%). Riguardo alle strategie più diffuse, oltre una impresa su quattro ha dichiarato interventi nel mix di nuovi prodotti/servizi venduti e dei processi produttivi, mentre una su quattro punta al miglioramento della qualità del personale e alla riorganizzazione dei processi e degli spazi di lavoro. Nel contesto autunnale, più di un terzo delle imprese (35,2%) non ha segnalato ostacoli particolari ai piani di sviluppo (36,8% nelle Marche)», sostiene il presidente dell’Istat. Il convegno rappresenta anche l’iniziativa con cui prende avvio il Crismat, Centro di ricerca e servizio interdipartimentale per le innovazioni e le metodologie applicate al Terzo Settore, frutto della collaborazione tra la Fondazione Carisap e l’Università Politecnica delle Marche. 



E qui arriva la conferma: il settore non profit nella provincia di Ascoli Piceno è molto attivo ed in crescita con 1.577 organizzazioni attive. «Le dinamiche attive sul contesto economico e sociale non sono confortanti, il tessuto economico e produttivo risente, ormai da alcuni anni, di fattori di criticità che ne impediscono una crescita – afferma Angelo Galeati, presidente della Fondazione Carisap -. Ci sostiene invece in modo importante la crescita ed il consolidamento delle organizzazioni del Terzo Settore che si sono sviluppate non solo quantitativamente ma anche qualitativamente con un ruolo importante espresso dall’impresa sociale. La vera sfida per loro sarà quella dell’innovazione».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico