I comitati ambientalisti alzano la voce: «Il biodigestore rischia di trasformare le Marche nella pattumiera d’Italia»

I comitati ambientalisti alzano la voce: «Il biodigestore rischia di trasformare le Marche nella pattumiera d’Italia»
ASCOLI - La scommessa green del biometano potrebbe «trasformare le Marche nella pattumiera d’Italia». A sostenere con forza questa tesi, sono i comitati...

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ASCOLI - La scommessa green del biometano potrebbe «trasformare le Marche nella pattumiera d’Italia». A sostenere con forza questa tesi, sono i comitati ambientalisti dell’intera regione che chiedono «lo stop ai biodigestori, proposti senza una pianificazione pubblica. Nei prossimi giorni informeremo i cittadini del pesante attacco che sta subendo il nostro territorio». 

 

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In una nota congiunta, infatti, gli ambientalisti marchigiani accendono i riflettori sulla pianificazione e l’autorizzazione «in tutti gli ambiti provinciali, di megabiodigestori anaerobici per il trattamento della Forsu (Frazione organica dei rifiuti solidi urbani, ndr) per una capacità totale di trattamento fino a 5/6 volte l’attuale deficit impiantistico del territorio marchigiano e pari a quasi il doppio dell’intera Forsu prodotta in Regione - scrivono gli attivisti-. La grave inadempienza della politica e delle Ata (Assemblee territoriali d’ambito, ndr), che a distanza di anni dai termini previsti dalle norme, non hanno ancora presentato i Piani d’ambito definitivi per la gestione dei rifiuti, ha portato al proliferare di proposte progettuali che appaiono completamente fuori da ogni reale logica di pubblica utilità, volte solamente ad ottenere una marea di milioni di euro di soldi pubblici in incentivi. Le recenti esternazioni dell’assessore regionale all’Ambiente, Aguzzi, che ha dichiarato di aver sollecitato le Ata al fine di riattivare i percorsi di pianificazione, appaiono, purtroppo, insufficienti, in quanto gli iter autorizzativi dei progetti presentati stanno comunque andando avanti e sussiste perciò il rischio concreto che i Piani d’ambito arrivino quando già i progetti o gli impianti saranno stati autorizzati». 


«Tutto questo - prosegue la nota dei comitati ambientalisti delle Marche - comporterebbe un richiamo ed un traffico di rifiuti da fuori regione per essere trattati nei costruendi impianti, in palese contrasto con il principio di prossimità che viene stabilito dalle vigenti norme, secondo il quale i rifiuti debbono essere trattati nel luogo più vicino possibile ai territori in cui vengono prodotti. Riteniamo fondamentale che la Regione Marche, ma anche le province, le Ata e tutti i sindaci, ognuno per le proprie competenze, si adoperino affinché venga dichiarata celermente una moratoria per tutti gli impianti proposti, fino all’approvazione ed alla sottoposizione definitiva a Valutazione ambientale strategica di tutti i Piani d’ambito provinciali». 


«Alcuni dei comitati scriventi - conclude la nota dei comitati ambientalisti marchigiani - hanno già depositato delle osservazioni e delle diffide nelle sedi autorizzative e presso le autorità competenti, con tutte le argomentazioni giuridiche che supportano una tale scelta, orientata verso la sospensione o il rigetto degli iter in corso e l’insediamento solo ed esclusivamente degli impianti che realmente servono al territorio. La corretta pianificazione è il solo strumento che permette una preventiva reale valutazione delle alternative, possibili e già operative in diverse realtà italiane, e, soprattutto, che può evitare proposte che appaiono palesemente assurde come gran parte di quelle oggi in corso, troppo spesso più simili a delle mere speculazioni finanziarie che a vere e proprie operazioni industriali». 

 

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Corriere Adriatico