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ASCOLI - La qualità dell’acqua che sgorga dai rubinetti dei residenti nei comuni del Piceno e in parte del Fermato serviti dalla Ciip è ormai da tempo uno degli argomenti maggiormente discussi, soprattutto sui social dove il confronto nel corso dei mesi è diventato piuttosto acceso.
Sono nati gruppi su Facebook per promuovere azioni nei confronti dell’ex consorzio idrico e organizzate delle raccolte di firme a seguito del malcontento che ha generato i dubbi sulla qualità dell’acqua utilizzata dalla società di via della Repubblica, dopo che per far fronte alla crisi idrica si è dovuto far ricorso agli impianti di soccorso.
Ma i primi a verificare la qualità della risorsa idrica a disposizione è proprio la Ciip che con cadenza quindicinale ha i risultati dei prelievi effettuati sulle sorgenti dall’Arpam. E, negli ultimi mesi, oltre alle sorgenti di Foce di Montemonaco, Pescara del Tronto, Capodacqua e Sassospaccato, ogni due settimane vengono effettuati le analisi chimiche anche sull’acqua dell’impianto di soccorso di Castel Trosino che dalla sua entrata in funzione, nell’aprile del 2019, garantisce l’acqua ai residenti di Ascoli e a quelli dei comuni di Maltignano e Folignano. Un impianto a ultravioletti distrugge i batteri.
Ma è stato fatto di più: i dati ottenuti sono stati comparati con quelli presenti sulle etichette delle più vendute acque minerali in commercio.
Un altro parametro da poter prendere in considerazione è quello della durezza totale dell’acqua che viene espressa in gradi francesi dove un grado è rappresentato da 10 milligrammi di carbonato di calcio per litro di acqua e la scala di classificazione delle acque va da molto dolci per valori fino 4 gradi francesi a molto per quelle oltre i 30. Dalle analisi è emerso che le acque delle sorgenti di Pescara, Capodacqua e Foce hanno una tutte durezza totale di 10°f; quella di Sassospaccato è di 13 mentre quella di Castel Trosino è decisamente più dura essendo stato riscontrato un valore di 28°f. Sebbene per alcune acque minerali come Essenziale e Ferrarelle questo dato non è disponibile e pertanto non si può effettuare un raffronto, l’acqua meno dura si conferma anche in questo caso la Levissima (5,90) seguita da acqua Panna (10,90) e Santa Croce (14). Molto più dure rispetto a quella di Castel Trosino sono la Uliveto (75) e la Sangemini (88).
Se poi si prendono in considerazione altre caratteristiche fisiche, salta all’occhio la temperatura dell’acqua al momento del prelievo: quelle delle sorgenti dei Sibillini hanno una temperatura che varia tra i 6,5 gradi centigradi e i 7,4 mentre quella di Castel Trosino è di 14,7 ovvero quasi il doppio rispetto alle altre ma il cui valore potrebbe risentire del fatto che viene utilizzato un impianto di sollevamento che pesca la risorsa idrica a oltre 300 metri di profondità. Sugli stessi valori anche le acque minerali Fonte Tullia (13,1) e Lete (13) mentre la temperatura di Sangemini è più alta (15,4) e Levissima la più bassa (5,9). Sono questi solo alcuni dei dati ottenuti dalle analisi chimiche che hanno accertato anche la quantità di sostanze disciolte nell’acqua come calcio, sodio, bicarbonati, cloruri che anche in questo sono stata comparata con quella riportata sulle etichette delle bottiglie in commercio.
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Corriere Adriatico