Ascoli, pestaggio mortale in carcere «Mestichelli ucciso, urlava troppo»

Il carcere di Marino del Tronto
ASCOLI - I filmati, le intercettazioni ambientali e le risultanze dell’autopsia sono i tre elementi fondamentali su cui si basa la sentenza emessa dal Gup di Ascoli, Anna...

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ASCOLI - I filmati, le intercettazioni ambientali e le risultanze dell’autopsia sono i tre elementi fondamentali su cui si basa la sentenza emessa dal Gup di Ascoli, Anna Maria Teresa Gregori, che lo scorso 23 febbraio ha condannato il tunisino Mohamed Ben Ali a sedici anni di carcere per l’omicidio del compagno di cella Achille Mestichelli. Nelle diciotto pagine che compongono le motivazioni della sentenza, il giudice ricostruisce quanto accaduto all’interno della casa circondariale di Marino del Tronto la sera del 13 febbraio del 2015 arrivando alla conclusione che l’ascolano è deceduto per un vasto trauma cranico probabilmente causato da un colpo inferto con uno sgabello al termine di una lite scoppiata perchè urlava.


Ma dall’analisi degli elementi in suo possesso, il Gup Gregori ha ritenuto di dover rinviare gli atti alla procura nei confronti di altri due tunisini Afif Ben Fattum e Ali Amaya che dividevano la cella con gli altri detenuti perché ritenuti responsabili del reato di concorso nell’omicidio di Mestichelli. Dalle immagini riprese delle telecamere di sorveglianza dei corridoi della casa circondariale si vede un braccio chiudere il portone blindato per poi essere riaperto quattro minuti più tardi. Per il giudice in quei quattro minuti è stato picchiato Mestichelli e il fatto di chiudere il portone blindato «costituisce palese e certo indice della partecipazione all’aggressione di altri detenuti». Dalle carte processuali Mestichelli sarebbe stato ucciso "perchè urlava troppo". Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico