Ascoli, busta paga più leggera per il personale sanitario del Piceno. Denuncia Cisl: «Più pagati nel nord delle Marche»

L'ospedale Mazzoni di Ascoli
ASCOLI - Una disparità di trattamento che non è più sopportabile. Dura presa di posizione della Cisl Pubblica amministrazione nei confronti dell’Asur...

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ASCOLI - Una disparità di trattamento che non è più sopportabile. Dura presa di posizione della Cisl Pubblica amministrazione nei confronti dell’Asur Marche per chiedere che sia messa in atto quella perequazione tra territori, tra Nord e Sud della regione, da sempre sbandierata ma mai attuata. Sia per quanto riguarda la ripartizioni dei fondi tra Aree vaste sia per il trattamento economico dei dipendenti. 

 

 

«Il Piceno, territorio di confine a statuto ordinario, produce nell’ambito sanitario una mobilità attiva di diversi milioni di euro per le prestazioni richieste, in particolare dei residenti nel vicino Abruzzo - si legge nella lettera che il segretario della Cisl Pa di Ascoli, Giorgio Cipollini, ha inviato al governatore delle Marche Francesco Acquaroli, agli assessori Guido Castelli e Filippo Saltamartini e al direttore generale dell’Asur Nadia Storti -. Tali risorse confluiscono nel fondo unico regionale per il finanziamento di tutte le Aree vaste, senza che, almeno in parte, vengano ridistribuite nel territorio Piceno che le ha prodotte». Pertanto, la Sanità del Piceno deve far fronte a maggiori spese per fornire il servizio senza che le venga riconosciuto un indennizzo adeguato per le prestazioni assicurate. Una situazione che mette in difficoltà un territorio da sempre penalizzato dalla politica regionale con tagli alle strutture con la chiusura dei piccoli ospedali e con la drastica riduzione degli investimenti anche tecnologici che il Sud delle Marche è stato costretto a subire. 

«L’Area vasta 5 si trova a dover erogare una serie di prestazioni per cittadini residenti fuori Regione, con gli oneri che ben si possono immaginare, senza ricevere alcun riscontro di carattere economico sul budget annuale - sostiene Cipollini -. Per tale motivazione, appare non più procrastinabile il superamento degli attuali criteri storicamente utilizzati per determinare i finanziamenti da devolvere alle singole Aree vaste». Nella sua missiva, il sindacalista ascolano rimarca come da più parti, nel lontano 2003, l’istituzione dell’Asur regionale potesse rappresentare una opportunità per riequilibrare le disparità che si registravano sul territorio. «A distanza di diciott’anni, le sperequazioni, invece si sono drammaticamente acuite - sostiene il sindacalista ascolano -. Le retribuzioni dei dirigenti Pta, dell’Area vasta 5, per identiche funzioni sono mediamente inferiori ai colleghi delle altre Aree vaste per circa mille euro mensili; le risorse decentrate, destinate al personale del comparto sono indicativamente inferiori per un importo medio annuo di mille euro per ciascun dipendente». 

Il tutto, nonostante la legge regionale del 2017 concedeva 30 giorni di tempo alla giunta per procedere al riequilibrio del trattamento economico sul territorio. A distanza di quattro anni, però, nulla è stato ancora fatto in tal senso. Neppure per quanto riguarda il riconoscimento dei tempi di vestizione per i dipendenti, obbligati ad indossare la divisa, sancito dal contratto collettivo di lavoro del 2018. «A distanza di tre anni, tale norma continua ad essere disattesa - sostiene Giorgio Cipollini - con il conseguente cumulo, allo stato attuale, di un debito a carico dell’Asur indicativamente di oltre 30 milioni di euro a cui vanno anche aggiunti gli oneri derivanti dalle cause perse dalla stessa Azienda sanitaria regionale per le sentenze passate in giudicato, relativamente periodi antecedenti al mese di maggio del 2018». 
Luigi Miozzi

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Corriere Adriatico