Ascoli, il blocco operatorio è realtà Domani l'inagurazione al Mazzoni

Domani si inaugura il nuovo blocco operatorio al Mazzoni
ASCOLI - Dopo tanti anni, finalmente, verrà inaugurato domani il nuovo blocco operatorio presso l'ospedale Mazzoni di Ascoli. Una inaugurazione in grande stile,...

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ASCOLI - Dopo tanti anni, finalmente, verrà inaugurato domani il nuovo blocco operatorio presso l'ospedale Mazzoni di Ascoli. Una inaugurazione in grande stile, alla quale parteciperà anche il presidente della Regione, Luigi Ceriscioli. Un risultato che per non solo per il capoluogo, ma per tutta la provincia, rappresenta una tappa importante per la sanità del territorio anche perché le nuove sale operatorie, classificate Iso 5, sono all'avanguardia dal punto di vista tecnologico e funzionale, con apparecchiature di ultima generazione. In dettaglio, il nuovo blocco operatorio si compone di cinque sale, alle quali si aggiungeranno altre due sale ricavate dal vecchio blocco, una delle quali destinate all'emergenza-urgenza.


In totale, quindi, sette sale operatorie che dovrebbero contribuire a ridurre in maniera sensibile e significativa le liste di attesa per gli interventi programmati presso il nosocomio di Ascoli. Attualmente, le sale operatorie aperte le mattina, variano da tre a quattro, mentre Il pomeriggio, c'è una sola sala operatorie attiva, con relativo team al completo, dedicata alle urgenze e alle emergenze. La scelta di effettuare gli interventi chirurgici solo la mattina, cosa che potrebbe ripetersi anche in futuro, dipende da una specie di protocollo interno all'ospedale Mazzoni nel senso che l'equipe medica ha tutto il pomeriggio per monitorare l'andamento dell’operazione e lo stato di salute del paziente. In pratica, con l'entrata in funzione del nuovo blocco operatorio del nosocomio del capoluogo, dovrebbero finire i disagi per l'utenza e, vale la pena ripeterlo, che avrà positivi impatti sulle liste di attesa che in alcuni casi hanno raggiunto anche un anno. Si tratta per il nostro territorio di una forte e decisiva spinta per il miglioramento dell'offerta sanitaria e questo potrebbe incidere anche sulla mobilità attiva, in relazione ai pazienti proveniente da altre regioni come l'Abruzzo, l'Umbria e il Lazio.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico