Ascoli, getta un arsenale nel Danubio Finisce sotto processo e viene assolto

Il tribunale di Ascoli dove si è svolto il processo
ASCOLI - Il giudice Barbara Bondi Ciutti ha assolto ieri, dal reato che gli veniva contestato di detenzione illegale di armi, un ascolano, difeso dall’avvocato Valeria...

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ASCOLI - Il giudice Barbara Bondi Ciutti ha assolto ieri, dal reato che gli veniva contestato di detenzione illegale di armi, un ascolano, difeso dall’avvocato Valeria De Santis, motivando la decisione che il fatto non sussiste. 

Anche il pubblico ministero, Gennaro Cozzolino, al termine della sua arringa, ha ritenuto che O. P. doveva essere assolto. 
Il quarantenne, quando abitava a Roma, aveva denunciato all'organo competente il possesso di una pistola Flobert, calibro 6, marca “Derriger” e un fucile doppietta marca "Beretta". Poi, l'uomo si è trasferito per motivi di lavoro in Germania. 

Nel frattempo si è registrata la morte del padre. Anche lui deteneva regolarmente delle armi: una carabina calibro 4,5 marca Diana, un'altra marca "Brema" ed un fucile calibro 12 marca "Beretta". 
Tale dotazione per eredità è passata al figlio che, secondo quanto prevede la legge in materia, avrebbe dovuto denunciarla al locale ufficio di pubblica sicurezza, quindi di Roma dove risiedeva il defunto. O. P., forse per ignoranza o per mera dimenticanza, non ha denunciato questo passaggio di proprietà.
Siccome detenere le armi, sia sue che di suo padre, era diventato ingombrante, il quarantenne ha deciso di disfarsene.

Le ha raccolte e le ha gettate nel fiume Danubio durante un viaggio convinto che la cosa si sarebbe chiusa lì. Invece, a distanza di due anni, ha ricevuto un avviso di reato, a seguito dell'inchiesta avviata dalla Questura romana che chiedeva dove fossero finite le armi, in cui risultava essere accusato del reato di mancata denuncia di fucili e pistole che aveva ricevuto in eredità dopo la morte del genitore. 

Ordinanza che gli è stata notificata dalla Procura della Repubblica di Ascoli. 

O. P. si è immediatamente recato nell'ufficio del pubblico ministero competente del caso per essere interrogato in modo da chiarire la propria posizione mettendo in evidenza il fatto che si era disfatto delle armi senza essere al corrente che avrebbe dovuto denunciarle all'organo di polizia. Alla fine comunque è stato assolto. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico