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ARQUATA DEL TRONTO - L’autovelox della discordia. Fa discutere l’intenzione dell’amministrazione comunale di Arquata di voler installare lungo la Salaria, a Trisungo, i rilevatori di velocità provvisori in quattro giornate del mese di marzo in un tratto di strada dove, al momento, anche a causa dei cantieri, il limite è di 40 chilometri orari. Ma c’è chi sostiene che non è possibile posizionare l’autovelox in quel tratto perché non rispetterebbe le normative vigenti.
Del problema sono state ora investite le forze di polizia e la Prefettura ai quali è stato chiesto di verificare il «corretto posizionamento del rilevatore di velocità» che, secondo quanto sostenuto dall’attento cittadino «non ottempera a quanto previsto dalla legge».
L’istanza che viene formulata dopo che lo stesso aveva chiesto al Comune di Arquata come fosse classificata la Salaria in quel tratto.
Da qui, la convinzione del non corretto posizionamento del rilevatore al momento che oltre a dover rispettare la distanza minima di 80 metri tra la segnaletica verticale di preavviso e la postazione, l’autovelox installato su una strada extraurbana deve ottemperare anche a quanto prescritto dalla Legge n.120 del 2010 stabilendo che «fuori dai centri urbani non possono comunque essere utilizzati o installati dispositivi o mezzi tecnici di controllo dei limiti di velocità, ad una distanza inferiore ad un chilometro dal segnale che impone il limite di velocità».
In quel tratto di strada, però, a causa dei diversi limiti riscontrabili, con la presenza dei lavori ed anche di un semaforo provvissorio, viene a mancare quel tratto di strada di almeno un chilometro a «velocità omogenea» per poter garantire il servizio di rilevamento.
Spetterà alla Prefettura, alla polizia e ai carabinieri, oltre che all’amministrazione comunale di Arquata verificare se dare seguito alla richiesta di verificare il corretto posizionamento dell’autovelox e mettersi eventualmente al riparo anche da possibili ricorsi da parte di automobilisti che verrebbero sanzionati. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico