Alba Adriatica, i cinque nordafricani Si incontravano dentro la moschea

Carabinieri dell'antiterrorismo
ALBA ADRIATICA - È partita da Alba Adriatica l’inchiesta sul finanziamento ai terroristi islamici di Al Nusra” condotta dalla Procura distrettuale antimafia e...

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ALBA ADRIATICA - È partita da Alba Adriatica l’inchiesta sul finanziamento ai terroristi islamici di Al Nusra” condotta dalla Procura distrettuale antimafia e antiterrorismo dell’Aquila, nell’ambito della quale i carabinieri di diversi comandi provinciali e del Ros, oltre ai finanzieri dello Scico, hanno effettuato 20 perquisizioni in tutta Italia. Gli accertamenti di natura tributaria che hanno portato alla luce una serie di illeciti, compiuti per raccogliere ingenti disponibilità di denaro destinate anche al finanziamento di attività riconducibili a Al Nusra, riguardavano alcune società riconducibili ai cinque tunisini residenti nella cittadina albense. 

Non è dunque un caso che ben cinque delle 20 perquisizioni in tutta Italia siano state effettuate ad Alba Adriatica, alcune delle quali in appartamenti in pieno centro. Così come non è un caso che tutti e cinque i nordafricani frequentassero la moschea di Martinsicuro. Nella presunta organizzazione – secondo quanto avrebbero riscontrato i carabinieri e gli agenti della guardia di finanza – tutti avevano dei compiti ben precisi: chi doveva creare artifici contabili dalla vendita ad esempio di tappeti per distrarre importanti somme di denaro dalle società, chi era incaricato a trasferire materialmente il denaro da una località all’altra. E per farlo metteva in pratica una serie di accorgimenti ed evitare eventuali pedinamenti. 

Ma la moschea di Martinsicuro, almeno per i cinque residenti di Alba Adriatica, rappresentava comunque un punto di incontro. Fin dal 2015 quando gli investigatori hanno iniziato a monitorare le persone che si incontravano, in quell’edificio della statale 16 a Martinsicuro, per pregare. Nella città truentina per pregare, ad Alba - sempre secondo gli investigatori - per lavorare e tessere una fitta rete di rapporti professionali tra connazionali, tutti facenti parte di un’unica organizzazione legata al fondamentalismo islamico. Vivevano la vita di tutti i giorni senza creare sospetti: in uno degli appartamenti del centro perquisiti, i vicini di casa stentano a credere che quegli indagati su cui incombe la possibilità di una espulsione dal territorio italiano per motivi di terrorismo, possano essere proprio loro.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico