La rabbia della marineria: «Chiamatelo solo fermo, di biologico lo stop non ha nulla e mette a rischio i posti di lavoro»

I pescherecci di San Benedetto
SAN BENEDETTO - «Di questo passo conviene fermarci del tutto». La notizia dell’aumento dei giorni di stop extra fermo pesca che il Ministero ha imposto ai...

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SAN BENEDETTO - «Di questo passo conviene fermarci del tutto». La notizia dell’aumento dei giorni di stop extra fermo pesca che il Ministero ha imposto ai pescherecci non ha certo fatto fare i salti di gioia tra le banchine del porto sambenedettese.

 

E non poteva essere altrimenti se si considerano due fattori: il primo è rappresentato dalla speranza che molti addetti ai lavori nutrivano su una rivoluzione del provvedimento. E invece quest’anno di replicherà quanto accaduto dodici mesi fa. 


La modifica
Il secondo aspetto è legato all’unica modifica effettuata: l’aumento dei giorni di stop. Perché se il provvedimento prevede la medesima durata per il fermo estivo (a San Benedetto le barche dovranno fermarsi dal 17 agosto al 15 settembre) aumentano notevolmente i giorni “extra”, quelli spalmati nel corso dell’anno durante i quali i pescherecci si dovranno fermare. Si passa infatti da 30 giorni di fermo pesca biologico, generalmente nel periodo tra agosto e settembre, ad un ulteriore periodo di fermo di 21 giorni, per barche di lunghezza fuori tutto inferiori a 24 metri, di 30 giorni per le imbarcazioni comprese tra i 12 e 24 metri a 39 giorni per le barche di lunghezza superiori a 24 metri.

 


Le scelte dell’armatore
Tali giornate dovranno essere effettuate entro la fine dell’anno a scelta dell’armatore. La categoria maggiormente colpita sembra essere proprio quella intermedia. «Con una barca di 22 metri - afferma il presidente dell’associazione Nati in Adriatico Pietro Ricci - mi ritrovo a passare dai 20 giorni di stop del 2020 ai 30 di quest’anno. E per la prossima stagione si rischia di arrivare a superare i quaranta». L’aumento percentuale che sarebbe stato imposto dalle normative europee porterebbe i giorni di stop, per il prossimo anno, fino a quota 46. Una cifra spropositata per tutti anche perché significherebbe dover restare fermi due mesi e mezzo. Giorni che andrebbero ad aggiungersi a quelli condizionati dalle condizioni meteorologiche avverse. E il tutto per un provvedimento sulla cui utilità i dubbi sono da tempo molti, troppi. 


L’affondo


«Non chiamiamolo fermo biologico, ma solo fermo - continua Ricci - lo diciamo da diversi anni che questo non è un fermo biologico ma tecnico. In più al momento non c’è un rimborso sull’impresa ci sono solo le trenta euro ad imbarcato che poi non sono trenta ma al netto diventano ventiquattro». Sulla vicenda, nelle ultime ore, erano intervenuti anche i sindacati di categoria: «Tutto ciò serve solo a danneggiare un settore già in crisi da anni e oggi messo alla dura prova dalla grave emergenza sociale ed economica causata dalla Pandemia che incombe da circa un anno. Le conseguenze di questa decisione, da parte della Direzione Generale Pesca, di raddoppiare le giornate di fermo biologico, mette a rischio la sostenibilità delle imprese con inevitabili ripercussioni sul fronte occupazionale. Questo accanimento porta ad un’ulteriore diminuzione di fatturato per le imprese, già in difficoltà, e una ripercussione sulla forza lavoro. Non si parla solo di pescatori imbarcati ma di tutto l’indotto». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico