Vertenza-Whirlpool:, a Fabriano in ansia 1.100 operai e impiegati

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FABRIANO - Prosegue lo stato di agitazione nei siti Whirlpool italiani, inclusi quelli fabrianesi. Anzi, si intensifica, perché la risolutezza mostrata dal management del colosso statunitense nel voler vendere lo stabilimento di Napoli (vi lavorano circa 430 persone che producono lavatrici di alta gamma a piattaforma Omnia) e, soprattutto, nel non rispettare l’accordo siglato con Governo e sindacati, meno di un anno fa, al ministero dello Sviluppo economico sta esasperando gli animi di tutte le maestranze. Oggi, gli operai del mega-impianto di Melano e gli impiegati della sede centrale di via Aristide Merloni (inclusi, naturalmente, quelli del call center che da qualche tempo sono stati spostati dalla struttura di Ca’ Maiano proprio negli uffici centrali) e delle altre sedi fabrianesi incroceranno le braccia per due ore (per la precisione, le ultime due di ogni turno), anche perché lo sciopero indetto martedì, dopo l’esito negativo del confronto tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i vertici della multinazionale americana, non si è potuto concretizzare immediatamente nelle modalità consuete, essendo in corso la consultazione dei lavoratori per il contratto nazionale. Fim, Fiom e Uilm, inoltre, hanno subito fatto sapere che la mobilitazione non soltanto continua, ma che nelle prossime ore verranno organizzate altre forme di protesta.


«L’accordo siglato un anno fa deve essere rispettato – osservano i rappresentanti dei metalmeccanici – e qualsiasi nuova ipotesi deve essere valutata all’interno di questo accordo, non al di fuori di esso. Per altro, stiamo parlando di un accordo che prevedeva investimenti sui siti produttivi, non cessioni degli stessi». E’ appena il caso di ribadire che Whirlpool finora ha sempre rimarcato la rilevanza sia del mega-stabilimento di Melano, unico produttore di piani cottura a gas ed elettrici della multinazionale statunitense per l’area Emea (Europa, Medio Oriente, Africa) sia delle sedi impiegatizie del nostro territorio. Tuttavia, i circa 1.100 dipendenti che operano nel Fabrianese e i sindacati non nascondono ansia e preoccupazione di fronte all’atteggiamento dell’azienda, visto che fino a qualche tempo fa anche riguardo all’impianto partenopeo non sembravano esserci problemi.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico