Viene morso, poliziotto prende l’epatite. Il Tar delle Marche: «Ma non è una vittima del dovere»

Ricorso perso dopo 16 anni. Un tifoso aveva ferito il dito dell’agente durante una partita di basket

Viene morso, poliziotto prende l’epatite. Il Tar: «Ma non è una vittima del dovere»
ANCONA Viene aggredito al palazzetto mentre sta facendo servizio d’ordine nel corso di una partita di basket, rimediando un morso al dito. Un anno dopo, il poliziotto scopre...

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ANCONA Viene aggredito al palazzetto mentre sta facendo servizio d’ordine nel corso di una partita di basket, rimediando un morso al dito. Un anno dopo, il poliziotto scopre di aver preso l’epatite B. Una malattia che gli cambia la vita. Riesce ad ottenere l’equo indennizzo e anche il distintivo d’onore che si conferisce a chi rimane ferito in servizio. Ma l’agente inizia anche l’iter per farsi riconoscere i benefici per le "Vittime del Dovere". L’istanza viene respinta dal Ministero. 

 


Lo step


L’agente fa ricorso al Tar e, dopo un procedimento lungo 16 anni, perde ancora. Per lo Stato italiano non è una vittima del dovere e dovrà quindi rinunciare all’assegno mensile che solitamente concede al beneficiario una somma attorno ai 250 euro. La storia è quella di un agente di polizia rimasto ferito nel marzo del 1994, mentre stava svolgendo un servizio di ordine pubblico al palasport di Senigallia, dove si stava giocando la partita tra la squadra di casa, all’epoca Sadori Gas, e il Roseto. Mentre stava cercando di bloccare alcuni tifosi intenti ad entrare in campo, era stato morso all’anulare sinistro della mano. Un anno dopo l’accaduto, c’era la stata la diagnosi della patologia: epatite B. All’agente sono stati riconosciuti l’equo indennizzo e la dipendenza da causa di servizio, ma non i benefici delle vittime del dovere. Il ricorso al Tar, presentato nel 2008 attraverso l’avvocato Paolo Borocci, è stato respinto nei giorni scorsi. 


«La giurisprudenza amministrativa - si legge nella sentenza - ha affermato che è da considerarsi "Vittima del Dovere" solo chi, con l'espletamento di un servizio particolarmente rischioso incorre in un incidente violento che ne determini la morte o il ferimento». La partita di basket non è da annoverare tra gli eventi di «particolare pericolosità». Il morso, inoltre, non ha portato a una invalidità superiore all’80% o comunque tale da rendere l’agente inabile al servizio. Anzi, a seguito del morso, sono state rilevate «lievi alterazioni della funzionalità epatica». È improbabile il ricorso al Consiglio di Stato.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico