ANCONA - Provocare falsi incidenti stradali con automobilisti compiacenti per farsi refertare le lesioni e poi incassare i premi assicurativi. Oppure, cercare lo scontro con...
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Sono 18 le parti offese, tra cui 14 compagnie assicurative. Erano state proprio loro le prime ad insospettirsi dopo i pagamenti elargiti a seguito di incidenti che, sulla carta, riguardavano sempre le stesse persone, molte delle quali di origine rom. La denuncia era stata sporta ai carabinieri delle Brecce Bianche, titolari di un’indagine lunga e complessa, coordinata dal pm Bizzarri. Uno dei metodi più usati per incastrare le assicurazioni, stando ai riscontri dei carabinieri, era quello di inventare falsi scontri con tanto di compilazione della constatazione amichevole.
Un’altra tecnica era quella di progettare il sinistro in ogni suo minimo particolare, coinvolgendo automobilisti compiacenti, oppure cercare lo scontro con vittime ignare. In quest’ultimo caso, le persone ferite potevano recarsi al pronto soccorso e quindi iniziare l’iter per chiedere i danni all’assicurazione oppure passare al piano b, quello che ha spinto la Procura a contestare diversi episodi estorsivi. In un’occasione, un automobilista che si era rifiutato di compilare il Cid sarebbe stato minacciato da un 49enne falconarese di origine rom: «Tu non sai chi sono io, se continui così ti ammazzo. Faccio a pezzi te e tuo figlio». La vittima aveva poi dovuto sborsare di tasca sua 300 euro. In un altro frangente, un automobilista sarebbe stato costretto a pagare 2500 euro per terminare una trattativa con il 49enne. Gli sarebbe stato detto: «Se non paghi, chiamo i miei parenti e ti vengono a fare danni a casa». Un altro capitolo di presunte truffe assicurative è già a dibattimento. Molti imputati rinviati a giudizio ieri compaiono nel processo che è già partito e che riguarda fatti compresi tra il 2009 e il 2013. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico