MONSANO - Un’ombra che cammina lenta a bordo strada e si confonde con il buio. Poi i fari di un’auto che sopraggiunge, ma quando illuminano quella esile sagoma...
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Le drammatiche foto dell'investimento mortale
Alla guida della Volkswagen Golf che lo ha investito nella piazzola all’altezza del civico 31 di via Marche, un 55enne che alle 5,30 di ieri viaggiava lungo la Sp76 verso Jesi per andare a lavorare. La parte anteriore destra della vettura ha centrato Dennis, che è praticamente morto sul colpo. L’automobilista, sotto choc, ha lanciato l’allarme al 118. Sul posto sono intervenuti i sanitari dell’automedica del 118 e della Croce verde, un inferno di lampeggianti blu. Ma il medico del 118 ha potuto soltanto constatare il decesso del giovane, che al momento dell’incidente era privo di documenti di identità.
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Quando i sanitari hanno ricoperto il cadavere con un lenzuolo bianco, come a volerlo proteggere, per un lunghissimo istante anche la vita dell’automobilista si è fermata. Disperato, ha contattato la moglie che lo ha raggiunto per sostenerlo. La ricostruzione di quanto accaduto è affidata ai Carabinieri della stazione di Monte San Vito e della Compagnia di Jesi. È stato avvisato il pm di turno. La salma del giovane è stata trasferita all’obitorio dell’ospedale Carlo Urbani mentre i carabinieri hanno operato per risalire all’identità della vittima per poi contattare i familiari e informarli della tragedia.
È così iniziata una silenziosa e lenta processione di giovani sul ciglio opposto della strada, ombre nel buio, come quella di Dennis. Ombre che si stagliano ogni weekend, alle ore piccole, di rientro dai locali e dalle discoteche della zona. Una di queste ombre passava a pochi metri di distanza, proprio nell’istante dell’investimento. Ha raccontato ai soccorritori di conoscere quel ragazzo che camminava sul lato opposto della carreggiata, venivano dalla discoteca. Non sono chiare le circostanze dell’incidente, pare che il giovane stesse camminando verso la fermata Atma della Sp76 che dista pochi metri dal punto dell’impatto fatale. Di certo quello è un rettilineo maledetto, già teatro di altri investimenti proprio nei mesi scorsi,. Un rettilineo molto frequentato, a piedi e in bicicletta e sfida le insidie di una strada senza marciapiedi, completamente buia, col traffico che procede a velocità sostenuta. Forse non è solo una macchina ad aver ucciso questo sfortunato ragazzo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico